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Monte Stallonara: scoperchiato il vaso di Pandora? Ripercorriamo le fasi mentre la giustizia fa il suo corso

Case a prezzi gonfiati: la Procura dispone il sequestro di tre palazzine mentre la Magistratura fa luce su una situazione annosa e complessa. La storia infinita del Piano di Zona

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In seguito agli illeciti riscontrati scattano le indagini nei confronti di sei persone per truffa e di un funzionario e un dirigente, indagati per abuso d’ufficio

MONTE STALLONARA – Sono anni che la situazione in cui versa il Piano di Zona Monte Stallonara è tragica ed è da tempo che Urlo denuncia la questione. Il nostro primo articolo sul PdZ B50 risale al 2010: sembrava imminente l’inizio delle opere di urbanizzazione primaria, legato all’approvazione di una delibera in Comune per il finanziamento delle stesse. Il bando non venne fatto e l’atto necessario non fu disponibile solo l’aprile dell’anno successivo. Ne parlavamo in un articolo (“Monte Stallonara: approvata la Delibera, l’inizio dei lavori tra due mesi” ) dove davamo notizia di quello che al tempo sembrava un passo verso la risoluzione della vicenda che vedeva gli abitanti del quadrante di nuova (parziale) urbanizzazione vivere in condizioni indegne. La situazione invece ad oggi, a oltre 6 anni di distanza, non è cambiata, ma (finalmente) sembrerebbe che la verità stia venendo a galla e che si stia facendo luce sulle gravi responsabilità di chi ha permesso che tutto ciò accadesse. L’indagine della Magistratura infatti, come ormai noto, è andata avanti, svelando una truffa da ben 14milioni di euro.
Alla luce di quanto accaduto, ripercorriamo le fasi di questa storia intricata, una vicenda che è stata costantemente seguita da Urlo sulle pagine del proprio giornale, anche in tempi non sospetti.

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I DUBBI – Che qualcosa non andasse per il verso giusto sembrava evidente già anni fa. Già nel 2011 il Comitato di Quartiere Pisana-Ponte Galeria, esprimeva le sue perplessità alla redazione del giornale, in seguito all’ennesimo intoppo in cui era incorso l’iter di esecuzione delle opere: “È evidente che non c’è la volontà politica di far proseguire la realizzazione del quartiere, basti pensare al fatto che non riusciamo a metterci in contatto con l’Assessore, che non è nel suo ufficio nemmeno nei giorni di ricevimento del pubblico”. Urlo denunciava la condizione in cui versava il quadrante, senza sapere però che, arrivati a inizio 2017, la situazione sarebbe cambiata ben poco e che alle problematiche allora denunciate se ne sarebbero aggiunte altre.

L’IMMOBILISMO – L’iter burocratico è andato avanti, anche se a rilento, in quella che era, ed è seguitata ad essere, una storia di degrado e lungaggini. È stato sconfortante riscontrare come la situazione nel gennaio del 2013 fosse rimasta identica a due anni prima. Era questo che denunciavamo nell’articolo all’interno del quale riprendevamo in mano la questione: la condizione del quadrante non era variata di una virgola rispetto a due anni prima. I cittadini continuavano a vivere in un cantiere a cielo aperto, senza le più elementari forme di urbanizzazione primaria, nella sporcizia, nella polvere e nell’insicurezza. Senza strade, marciapiedi, illuminazione, gas. “La paura all’epoca – scrivevamo in riferimento a due anni prima – era che la situazione, apparentemente bloccata, sarebbe rimasta congelata ancora per svariato tempo e che si sarebbe dovuto attendere il 2012 per assistere all’inizio dei lavori. È triste riscontrare come a gennaio 2013 la situazione appaia ancora la stessa nonostante l’iter burocratico, se pur a rilento, sia andato avanti”. Già al tempo non potevamo fare a meno di chiederci: “Come mai pare che la politica non affronti di petto una situazione che si mostra ai limiti della sopravvivenza”.

LO SBLOCCO – I cittadini del quadrante, e con loro anche Urlo che ormai aveva preso a cuore la situazione, avevano visto uno spiraglio di luce a febbraio del 2013. Finalmente la gara per l’individuazione della ditta che si sarebbe dovuta occupare dei lavori era stata espletata e aggiudicataria venne dichiarata la Maccari Scavi (“Monte Stallonara, vicini a una parziale soluzione?”). I lavori iniziarono a giugno dello stesso anno, ma ben presto gli entusiasmi si frenarono. La società si è infatti dovuta confrontare con vari problemi che di volta in volta hanno rallentato e poi addirittura fermato i lavori. Primo fra tutti la mancanza di fondi.

LA MANCANZA DI RISORSE – Fu all’epoca la Presidente del Comitato di Quartiere Monica Polidori, da anni in linea per la difesa di tutti i diritti dei cittadini del PdZ, a parlarci del problema, determinato dal mancato pagamento dei SAL (quote per l’avanzamento dei lavori) da parte di alcune cooperative insolventi e di ulteriori problemi che si stavano abbattendo sul Piano di Zona: “Monte Stallonara: problemi di budget e intoppi burocratici fermano le opere“. I lavori si sarebbero dovuti concludere a febbraio 2014 ma non fu decisamente così.

IL FOSSO – Poi ci sono stati i problemi legati al Fosso di San Cosimato, dove sarebbe dovuto confluire lo scolo delle acque chiare, che lo stesso Consorzio di Bonifica del Tevere dichiarò inadeguato (perché interrato negli anni passati). A rallentare i lavori, mettendo il carico da novanta su una situazione già disastrosa ci si mise quindi anche il problema dell’invarianza idraulica. Come garantirla se non costruendo delle vasche di laminazione? E come si sarebbe potuto finanziare questa ulteriore opera? La domanda a questo quesito era ancora senza risposta a dicembre 2016, quando abbiamo parlato ancora una volta della situazione, nel nostro ultimo aggiornamento prima delle recenti novità.

LE OPERE – Il primo stralcio delle opere di urbanizzazione primaria è stato chiuso ufficialmente a marzo 2016, con due anni di ritardo e per di più è incompleto. Nel frattempo i cittadini si sono resi autori di proteste, sit-in, incontri con la politica, richieste pressanti e incessanti per dare spinta al processo di completamento del quadrante. In alcuni casi hanno provveduto da soli a manutenere le strade (ancora non asfaltate) del Piano di Zona. Per denunciare la situazione, ai limiti della sopravvivenza, nel 2015 Fabrizio Santori, Consigliere regionale per Fratelli d’Italia, si era reso autore di un esposto in Procura. A questo punto la situazione non poteva più rimanere inascoltata e sul Piano di Zona Monte Stallonara si è mossa la Magistratura. Nonostante il primo stralcio sia stato concluso i problemi sul quadrante non si sono arrestati però. Alla fine del 2016, a causa delle incessanti piogge, il Piano di Zona incompleto si è allagato. Un’ulteriore emergenza alla quale far fronte, che ha aggravato ancora di più la condizione di vita dei cittadini del quadrante.

PREZZI GONFIATI – Ma la cosa più grave è che oltre al danno, in questo caso c’era anche la beffa (per usare un eufemismo). Il PdZ B50 – Monte Stallonara infatti è un Piano di Zona costruito in edilizia agevolata (secondo la legge regionale 167), all’interno del quale le case sarebbero dovute costare di meno perché per costruirle le cooperative che si erano costituite in Consorzio avevano usufruito di fondi pubblici. Invece, come messo in luce dalla Magistratura nei giorni scorsi, in alcuni casi le case sono state vendute a prezzi gonfiati, ben più alti rispetto a quelli stabiliti dal Comune nelle tabelle dei prezzi massimi di cessione, sui quali evidentemente sembrerebbe che nessuno abbia vigilato.

LE INDAGINI – La lunga storia di Monte Stallonara ci porta ad oggi, gennaio 2017 e ai fatti di cronaca riportati da tutti. Le indagini sono partite proprio a seguito dell’esposto del consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Fabrizio Santori, sulle mancate opere di urbanizzazione, e della parlamentare del Movimento 5 Stelle, Roberta Lombardi, sul mancato controllo da parte dei funzionari comunali. Le indagini sono durate anni e hanno portato lunedì mattina al sequestro di tre palazzine, conti correnti, quote azionarie, per un totale di 6 persone indagate per truffa nei “confronti della Regione Lazio, del Comune di Roma e di circa 76 persone con il concorso di un Dirigente e un Funzionario di Roma Capitale, indagati per abuso di ufficio”. La nota della Procura sottolinea come il finanziamento pubblico, che sarebbe dovuto servire ad abbassare i costi totali di nuova edificazione, non sia stato di fatto detratto ai soci.

Insomma, la situazione finalmente si smuove. Speriamo ovviamente che il processo della giustizia sia rapido e che a tutti i cittadini del quadrante sia restituita la dignità di vivere in un quartiere che possa definirsi finalmente tale.

Anna Paola Tortora