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Regione Lazio: i sindaci della Tuscia schierati contro il deposito di scorie nucleari

Assessore Valeriani: “Bene il lavoro del Governo, ma la provincia di Viterbo non è idonea”

REGIONE LAZIO – Prosegue il dibattito sull’indicazione di 22 siti della Tuscia per la realizzazione del deposito nazionale delle scorie nucleari. L’indicazione è arrivata nei giorni scorsi su un totale di 67 siti censiti in tutta Italia, ed ha già visto la netta opposizione dell’amministrazione regionale.

LA POSIZIONE DELLA REGIONE

Anche quest’oggi l’assessore regionale ai Rifiuti, Massimiliano Valeriani, ha ribadito la posizione del Lazio a margine di una riunione con gli amministratori locali organizzata dalla Provincia di Viterbo, proprio per discutere dei 22 siti della Tuscia individuati nella Carta nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee alla localizzazione del Deposito unico dei rifiuti radioattivi. “Ho ribadito l’apprezzamento nei confronti del Governo, che si sta impegnando per porre fine ai ritardi nella ricerca di un deposito nazionale per lo smaltimento delle scorie nucleari, ma ho anche confermato che il territorio del Lazio presenta già un quadro fortemente impattante legato all’inquinamento nucleare di origine industriale e medica”.

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I PRECEDENTI NEL LAZIO

L’assessore è tornato ad elencare i siti sensibili già ospitati dalla Regione, che “ospita la ex centrale nucleare di Borgo Sabotino, in provincia di Latina, oltre al Centro Ricerche dell’Enea Casaccia, nel Comune di Roma, dove sono custoditi i rifiuti speciali ospedalieri e vengono svolte attività per lo studio e la ricerca sulla medicina nucleare. E in provincia di Viterbo è presente anche la centrale di Montalto di Castro, progettata e costruita nei primi anni 80 con due reattori nucleari e poi riconvertita in centrale termoelettrica dopo il referendum del 1987 con cui l’Italia abbandonò il nucleare”, ha ricordato Valeriani.

TUTELARE LA TUSCIA

La tutela del territorio in questo caso, sempre come riportato dall’assessore Valeriani, deve necessariamente passare per la vocazione agricola e turistica della Tuscia: “In quell’area sono presenti numerosi vincoli archeologici e paesaggistici: condizioni che non consentono la realizzazione di grandi impianti con un rilevante impatto sull’ambiente. Inoltre il recente Piano regionale sui Rifiuti non individua aree idonee ad ospitare un centro di stoccaggio delle scorie nucleari – conclude – Infine bisognerebbe tener conto anche della distanza dalla capitale del Paese per opportune valutazioni di sicurezza nazionale”.

Red