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In Italia si muore di lavoro

Tratto da Urlo n.196 dicembre 2021

In Italia si muore al lavoro oppure ci si fa davvero male lavorando. Ormai succede troppo spesso. Tanto che le denunce per infortuni sul lavoro nei primi dieci mesi del 2021 sono state 448.110 (+6,3% rispetto allo stesso periodo del 2020). Una leggera flessione (-1,8%) si registra per gli infortuni con esito mortale, che si attestano comunque allo spaventoso numero di 1.017 persone decedute sul posto di lavoro. Più di cento incidenti mortali al mese, più di tre al giorno considerando anche le giornate festive.

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Sono dati allarmanti quelli contenuti nel rapporto pubblicato dall’Inail, che mette nero su bianco una sensazione di insicurezza sul posto di lavoro ormai diffusa. Una macabra conta senza fine che lascia spazio ad analisi impietose sui rischi di alcune professioni, e che rende bene il senso della “pericolosità” generalizzata del lavoro quando non si assicurano il rispetto delle normative di sicurezza, dei turni di lavoro e del giusto mansionamento.

Ma questi dati raccontano anche un’altra storia, quella della crescita dei pericoli anche nel lavoro femminile, con gli incidenti mortali che colpiscono le donne all’incirca nel 10% dei casi. Non parla più soltanto di lavori ad alto rischio, si muore anche in fabbrica, alla catena di montaggio, ad apparecchiature che le donne maneggiano da decenni.

Si tratta di una strage spesso silenziosa, che trova voce soltanto in alcuni casi eclatanti, e che è figlia della difficoltà nel trovare o nel rientrare nel lavoro, soprattutto in età avanzata. Della disponibilità a cedere su sicurezza e riposo, pur di non perdere il reddito, tenendo sempre presente che “per ogni euro ce ne stanno 100 come te”. Così come questa strage potrebbe essere figlia della corsa alla ripresa dopo la pandemia (saranno i dati dei prossimi mesi e anni a confermarlo), la necessità irrefrenabile di correre, di fare e di produrre, con un occhio alla crescita e l’altro al risparmio, anche a discapito delle persone e della loro sicurezza.

Un atteggiamento che non è più accettabile e che deve vedere, nell’impegno del Governo, una maggiore attenzione alle categorie fragili e quindi più facilmente legate al ricatto del lavoro a qualsiasi condizione. Sono dati non più accettabili, al pari di quelli sui femminicidi e sulla violenza di genere. Sono temi sui quali la nostra società non può più sottrarsi al confronto se vogliamo ancora dichiaraci cittadini di un Paese civile.

Leonardo Mancini