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PONTE FABRICIO O PONTE QUATTRO CAPI: I TANTI NOMI DEL PONTE MEGLIO CONSERVATO TRA QUELLI D’EPOCA ROMANA

Ponte Fabricio venne eretto nel 62 a.C. a collegamento fra la sponda sinistra del Tevere e l’isola Tiberina; la sua costruzione fu decisa probabilmente in sostituzione di un più antico manufatto in legno e precedette solo di qualche anno quella del vicino ponte Cestio.
Il toponimo pons Fabricius trae origine dal costruttore del ponte, menzionato nell’iscrizione incisa ben quattro volte sulla sommità delle arcate. Vi si legge: L(ucius) Fabricius G(aii) f(ilius) cur(ator) viar(um) / faciundum coeravit deducendo come la realizzazione, solitamente di competenza dei censori, fu promossa in questo caso da Lucio Fabricio, figlio di Gaio e curatore delle vie.

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Nel Medioevo compaiono altri toponimi come pons Fabiani (alterazione di Fabricii), pons Tarpeius (per la vicinanza alla rocca Tarpea in Campidoglio) nonché pons Iudeorum, a sottolineare la contiguità tra il ponte e la zona del ghetto ebraico.
È però solamente fra il Quattrocento ed il Cinquecento che al ponte viene attribuito il nome di pons IIII capita (ponte Quattro Capi), probabilmente a causa del posizionamento sulle spallette di quattro erme quadrifronti, di certo provenienti da qualche ignoto monumento antico (forse il vicino tempio di Janus Geminus in Argileto?).
Nel Cinquecento però le erme vengono rimosse e le loro tracce si perdono nella storia fino al 1774, anno in cui un frate, Casimiro, le localizza nuovamente: tre giacciono presso la chiesa di S.Gregorio e la quarta si trova nella piazzetta antistante S.Bartolomeo.
Solo nel 1849 si assiste alla collocazione nell’attuale posizione delle uniche due erme sopravvissute ai continui spostamenti.
Ma esistono altre ipotesi suggestive: forse le quattro erme avrebbero sostenuto il cancello del Ghetto, e da qui il loro rapporto con il pons Iudeorum. Oppure i Quattro Capi cui si fa riferimento non sono altro che i quattro capi dei due ponti (Fabricio e Cestio) costituenti un’unica via di attraversamento del fiume. Oppure ancora, secondo la versione popolare, le erme sarebbero state poste a ricordo dei quattro architetti incaricati da papa Sisto V (1585-1590) dei restauri del ponte, giustiziati in loco a causa dei gravi scandali provocati dalle loro continue diatribe.
Qualche passo più in là dal ponte, attraversando il fiume e dirigendosi verso viale Trastevere, si incontra piazza Gioacchino Belli; al centro della stessa sorge un monumento-fontana dedicato al grande  poeta romano,  opera dello scultore siciliano Michele Tripisciano. Che lo raffigura in abiti eleganti poggiato in maniera disinvolta sulle sponde di un ponte. Al suo fianco un pilastrino, quattro volti, Quattro Capi.

 

Alessia Casciardi

Urloweb.com