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Garbatella History Camp: da tutto il mondo per un piccolo grande sogno

campo

La riqualificazione dell’area archeologica del Parco di Commodilla passa per il volontariato internazionale

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Tratto da Urlo n.127 luglio 2015

GARBATELLA – La prima volta che noi di Urlo abbiamo sentito parlare di quest’idea ci siamo entusiasmati e in pochi giorni abbiamo deciso di seguirla in tutte le sue fasi di sviluppo. È nata per caso, come spesso succede quando si cerca di risolvere un problema. Quando si tenta in tutti i modi di farsi sentire e alla fine l’unica soluzione che resta è quella di rimboccarsi le maniche. Così i volontari del Comitato Parco Giovannipoli, assieme a Legambiente e a tante altre realtà associative del territorio, hanno messo in piedi il “Garbatella History Camp”, un campo di volontariato internazionale che, al momento in cui scriviamo, sta animando il Parco delle Catacombe di Commodilla. Questa esperienza è partita il 1 luglio e terminerà il 15 con il ritorno a casa dei volontari internazionali coinvolti nel progetto. Sono 13 ragazzi e ragazze tra i diciotto e i trent’anni provenienti da tutto il mondo: “Dalla Corea, dal Messico, dalla Francia, dalla Russia, dalla Spagna, dall’Ucraina, dal Costa Rica, dal Messico e da tante altre nazioni. Tutti insieme – spiegano gli attivisti – ci stanno aiutando in questa piccola grande opera di ripristino e valorizzazione dell’area archeologica del Parco”. 

L’iniziativa oltre al patrocinio del Municipio VIII, l’aiuto organizzativo di Legambiente e quello scientifico della Sovrintendenza Capitolina, si è avvalsa della collaborazione tecnica di Leroy Merlin e della nostra testata come media partner. “L’obiettivo del campo è semplice – spiegano gli organizzatori – Vogliamo valorizzare le antiche mura romane presenti sulla collinetta dell’area verde, restituendo alla cittadinanza il punto turistico e culturale venuto alla luce dopo la riqualificazione del parco nel 2008”. Alla partenza del campo, nonostante le continue cure dei volontari, l’area verde versava in condizioni critiche, con l’erba che quasi arrivava a sommergere i resti. Le difficoltà di questi mesi sulla gestione ordinaria delle aree verdi su questo Parco si sono sentite moltissimo, anche perché “l’area non ricade sotto il Dipartimento Ambiente del Comune – seguitano dal Comitato – ma è di competenza del Dipartimento Periferie, come altri parchi del territorio del programma ‘100 piazze’”. Le criticità sono molte, soprattutto perché il Comitato che si occupa di quest’area, oltre alla manutenzione, assicura anche l’apertura e chiusura dei cancelli assieme allo svuotamento dei cestini: “In più occasioni ci siamo organizzati per sistemare la collina – aggiungono gli attivisti – un lavoro enorme che vogliamo arricchire con dei pannelli espositivi che spieghino la funzione originaria di questi resti”.

I partecipanti al campo hanno portato avanti diverse attività, dalla pulizia dell’area alla sistemazione della siepe e delle palizzate di legno, fino alla realizzazione di sette cartelli informativi multilingua che raccontano il luogo, l’area archeologica e l’esperienza dell’History Camp. A loro è stato anche affidato il compito di apertura e chiusura dei cancelli, assieme allo svuotamento dei cestini. “Sono ragazzi che portano con loro varie esperienze, e che provengono anche da paesi sconvolti dalla guerra – seguitano gli organizzatori – È importante pensare che in questo modo potranno ritrovarsi per parlare di pace e solidarietà, una grande occasione anche per il nostro territorio”. Per rendere centrale la costruzione di questa comunità sono molti gli ospiti che, in varie forme, hanno partecipato al Campo. Tra i tanti il Presidente di Amnesty International Italia, Antonio Marchesi, che ha partecipato cenando e parlando a lungo con i ragazzi. “Ho incontrato i volontari che mi hanno riempito di domande – ci dice Marchesi – In molti erano interessati a conoscere la situazione dei diritti umani nei loro paesi. Abbiamo parlato di Russia, Ucraina, America Latina e Corea, ma anche dell’Italia, della tortura e dei diritti dei migranti. Un bel confronto che ci ha permesso di spaziare tantissimo nel tempo di una cena”.

Uno degli obiettivi del campo è quello di auto-costruire delle strutture polifunzionali, progettate dall’Arch. Saba Camilletti, che avranno il compito di designare l’area di interesse archeologico, di ospitare i cartelli informativi multilingua e offrire momenti di svago ai più piccoli. Infatti questi arredi, oltre ad essere anche delle sedute e dei giochi per i bimbi, al loro interno potranno ospitare libri, piante e piccoli pezzi di legno per le costruzioni. “Il nome scelto per queste strutture è OPS, acronimo di Oggetto Polifunzionale Sostenibile – spiega Saba Camilletti – Essendo in un’area archeologica non si sarebbero potuti piantare i cartelli informativi, quindi abbiamo studiato un’alternativa. Con la forma più semplice possibile abbiamo deciso di accostare più funzioni per risparmiare spazio e utilizzare al massimo la struttura”. Questa parte del progetto è stata portata avanti durante un laboratorio di autocostruzione di tre giorni per il quale è stato fondamentale l’ausilio di Leroy Merlin: “È stato molto interessante vedere come questi ragazzi si sono impegnati nel laboratorio. Molti di loro ci hanno confessato di non aver mai nemmeno preso in mano un cacciavite e di aver apprezzato un lavoro manuale che forse non avrebbero mai provato”.

Questa esperienza si conclude il 15 luglio, ma sicuramente lascerà tanto al territorio in termini di buone pratiche e costruzione di rete: “Il Campo è stata una sfida e allo stesso tempo una sperimentazione – ci racconta la Camp Leader Katiuscia Eroe – Le realtà che hanno contribuito avevano l’intenzione di dimostrare che può esistere un nuovo modo di pensare la promozione archeologica, ambientale e culturale della città, partendo proprio dai piccoli spazi come il Parco delle Catacombe di Commodilla”. Molto interessante anche il motto del campo, deciso spontaneamente grazie alla tanta solidarietà dei cittadini di Garbatella che ogni sera non hanno fatto mancare qualche sorpresa ai ragazzi: “Alcuni cittadini hanno aspettato i ragazzi al parco per consegnargli una torta oppure del cibo – seguita Katiuscia – Grazie a tanti negozianti e cittadini ai ragazzi non è mai mancato nulla, così l’unico modo per spiegare loro il perché di tanta generosità è stato quello di dire che noi ‘non abbiamo tanti soldi, ma abbiamo tanti amici’, così è nato il motto”.

Leonardo Mancini