ROMA – Sono ancora sbarrate le porte della quasi totalità dei centri anziani della Capitale. A quanto apprendiamo sui 150 centri presenti sul territorio di Roma, soltanto pochissimi hanno riaperto i battenti. L’emergenza Covid si è fatta sentire nel panorama dei Centri Anziani e nemmeno le ordinanze della Sindaca, che ne permettevano la riapertura nel rispetto di alcune regole e con l’approvazione dei Direttori dei Municipi, hanno permesso la ripartenza di questi servizi. In Municipio VIII si era anche votato un atto per chiedere la revoca dell’ordinanza, ma ora con la scadenza del 30 settembre ormai raggiunta, la situazione non sembra essere cambiata.
LA POSIZIONE DEL CAMPIDOGLIO
Nei giorni scorsi sulla vicenda è intervenuta l’assessora alla Persona, Scuola e Comunità’ solidale Veronica Mammì, sottolineando che resta sul tavolo la possibilità di riaprire gradualmente i Centri Anziani. Per l’assessora, secondo il Regolamento sul decentramento amministrativo di Roma Capitale, la riapertura dei Centri Sociali Anziani spetterebbe ai Direttori dei Municipi, “ai quali l’Amministrazione Capitolina ha fornito tutte le specifiche per valutare se e quando riaprire, garantendo la salute dei cittadini che li frequentano, anche con le Linee Guida redatte dalla Task Force Sociale, nelle quali sono espresse in modo completo e dettagliato le misure da adottare per l’apertura in sicurezza”. Il quadro per la riapertura secondo l’assessorato (dopo la scadenza dell’ordinanza della Sindaca) sarebbe quello delle Linee Guida di Roma Capitale e dell’Ordinanza del Presidente della Regione Lazio (n. Z00030 del 17/04/2020), in merito all’obbligo di vaccinazione antinfluenzale degli utenti con età dai 65 anni (recentemente rigettata dal Tar). “Sappiamo quanto siano importanti i momenti di incontro e di socialità e quanto lavoro sia in atto per permettere che possano riprendere – afferma l’assessora Mammì – I centri che possono garantire le norme indicate dall’amministrazione sanno già di poter riaprire. Ora più che mai, con la situazione epidemiologica che stiamo vivendo, è determinante valutare caso per caso”.
I CONTROLLI DEL CAMPIDOGLIO
Sempre in una nota del Campidoglio si spiega come l’assessorato ha monitorato le attività svolte dai singoli Municipi, in previsione della riapertura dei Centri: “è emerso che nella maggior parte dei territori sono stati effettuati o sono in corso gli interventi necessari alla riapertura: igienizzazione degli ambienti, manutenzione ordinaria, anche degli sfalci dell’erba, forniture di gel igienizzante, cartellonistica e segnaletica, ma con tempistiche diverse – e ancora – Varia è anche la situazione in merito all’individuazione del numero massimo di persone che potrebbero frequentare i centri. In alcuni casi i presidenti stessi, con cui i municipi stanno interloquendo, si sono espressi per una posizione di cautela, anche in vista dell’arrivo della stagione invernale e dell’aumento dei contagi”.
LE POLEMICHE
Sulla chiusura dei centri, che oramai prosegue dall’inizio del lockdown, è intervenuto il consigliere comunale di Fdi, Andrea De Priamo, dopo la scadenza dell’Ordinanza della Sindaca il 30 settembre scorso: “Non è stata emanata, da parte del Campidoglio, alcuna direttiva in merito alle disposizioni anti-covid e tanto meno sono stati stanziati i fondi necessari per attivare le norme di prevenzione e i fondi ordinari alle strutture”. Anche sul fronte locale non mancano le polemiche. In Municipio VIII è il M5s a chiedere a gran voce che si lavori per la riapertura dei Centri Anziani: “A Roma ci sono 90 mila iscritti – afferma il capogruppo del M5s, Enrico Lupardini – con i frequentatori raggiungiamo 120mila persone fragili che non hanno più un luogo di incontro e socializzazione. Solo in Municipio VIII ci sono circa 4500 iscritti e nessun centro ha riaperto”. Secondo il consigliere grillino sono almeno tre quelli sul territorio municipale interessati alla riapertura, mentre gli altri “credono possa essere prematuro. Il problema – aggiunge – è che i municipi non hanno incaricato le direzioni tecniche di effettuare tutti gli interventi presso i centri sociali anziani per una eventuale riapertura, quindi siamo in alto mare su sfalci, pulizie, sanificazioni, dispenser, cartellonistica e termoscanner”. Per Lupardini le riaperture si sarebbero potute anche modulare, “magari riaprendo intanto solo i centri con spazi esterni, e garantire l’accesso a tutti gli iscritti tramite rotazione”.
IL MUNICPIO VIII
Abbiamo voluto ascoltare l’assessorato alle Politiche Sociali del Municipio VIII, per capire quali siano i passi intrapresi fino ad oggi per garantire la riapertura, in tutta sicurezza, dei centri anziani. “Dopo la scadenza dell’Ordinanza della Sindaca non sono arrivate nuove disposizioni e abbiamo grossi dubbi sul fatto che debbano essere i Direttori di Municipio ad autorizzare la riapertura dei centri – spiega l’assessora Alessandra Aluigi – Non abbiamo avuto interlocuzione con l’assessorato, se non sulla richiesta di un report rispetto all’avvio delle misure previste nella precedente ordinanza”. Misure alle quali, a quanto riferito dall’assessora Aluigi, è stato dato seguito: “Abbiamo eseguito gli sfalci e la manutenzione ordinaria, realizzato la cartellonistica, la sanificazione e raccolto la fornitura di gel senza che arrivassero risorse straordinarie del Campidoglio – aggiunge Aluigi –Inoltre siamo pronti a far ripartire le pulizie giornaliere (fino a 2 ore al giorno) quando i centri riapriranno”. Molti dei problemi sulla riapertura però sarebbero soprattutto in capo all’organizzazione e alle forze che i singoli centri possono mettere in campo. Infatti le sanificazioni quotidiane e continue (bagni, tavoli, sedie e interruttori) dovranno essere organizzate dal comitato di gestione. “Incontro quasi ogni settimana i presidenti dei centri – afferma Aluigi – in mancanza di un’ordinanza non è chiaro se debbano essere i Direttori dei municipi ad autorizzare, lo stesso regolamento dei centri anziani non lo prevede. Inoltre solo quello di via Pullino a Garbatella è intenzionato ad aprire”. Contrari alla riapertura, soprattutto con la risalita dei contagi, sono i centri degli ex Mercati Generali (Ostiense), Il Casale Ceribelli (Montagnola) e il centro all’interno del San Michele (Tor Marancia). “I restanti quattro centri ci stanno riflettendo perché non tutti hanno un comitato di gestione in grado di dare seguito a tutti i controlli e le linee guida di contrasto al diffondersi del Covid”.
IN ATTESA DEL NUOVO DCPM
In ogni caso l’attesa è per il nuovo Dcpm e per le limitazioni al raggruppamento di persone che potrebbero essere imposte. Se infatti si parla del divieto di riunioni per più di 10 persone e per la presenza massima di 30 individui per le cerimonie, potrebbe essere difficile riaprire i centri, assicurare tutti i controlli e magari poter ospitare soltanto pochissimi soci alla volta.
Leonardo Mancini