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Presunta Moschea a Monteverde: continua lo scontro

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L’opposizione parla di luogo di culto, mentre il Municipio tranquillizza i cittadini: “È soltanto un’associazione culturale”

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Tratto da Urlo n.123 marzo 2015

MONTEVERDE – Si continua a parlare di (presunta) moschea nel quartiere di Monteverde. Nella piazza del mercato di San Giovanni di Dio, venerdì 27 febbraio si è svolta una raccolta firme – che nelle intenzioni dei promotori proseguirà con l’obiettivo di raggiungerne almeno mille – per dire “No” all’associazione culturale di circonvallazione Gianicolense 223, che in realtà maschererebbe – secondo le accuse – una moschea.

A lanciare per primi l’allarme sono stati i militanti di Prima l’Italia: uno striscione con la scritta “No alla moschea” e l’annuncio di una raccolta firme, che poi si è svolta, appunto, presso il mercato di piazza San Giovanni di Dio, non molto distante dal luogo “incriminato”. “Nei giorni scorsi sono apparsi nel quartiere dei volantini, scritti in lingua straniera, nei quali si parlava di una raccolta fondi per aprire un centro islamico. Fino alla loro comparsa nessuno era a conoscenza della nascita di questo centro. Solo dopo è intervenuto il Municipio, dicendo che si tratta semplicemente di un’associazione culturale”. A parlare è Brian Carelli, dirigente romano di Prima l’Italia. Secondo Carelli in realtà questi centri culturali che sorgono a Roma sarebbero “delle moschee” e per questo la richiesta è quella di “bloccare i lavori fino a quando le Forze dell’ordine non avranno controllato l’effettivo utilizzo dei locali”. Insomma, secondo Carelli il problema sarebbe la mancanza di “trasparenza”, perché dietro la maschera di associazioni culturali si vuole nascondere, in più parti di Roma, la nascita di “veri e propri luoghi di preghiera” che in questo modo sfuggirebbero ai “controlli di cui necessitano invece i luoghi di culto”. 

Dal Municipio XII, però, la Presidente Cristina Maltese, raggiunta telefonicamente dalla nostra redazione, fa sapere che i timori relativi alla nascita di una moschea sono del tutto infondati. “Noi abbiamo ricevuto la richiesta per aprire un locale in circonvallazione Gianicolense, destinato a ospitare le attività di un’associazione culturale promossa dalla comunità del Bangladesh. Non si tratta di una moschea, né di un luogo di culto”, spiega Maltese, secondo la quale anche i permessi sono “tutti in regola, e le autorizzazioni confermano le attività legate a un’associazione culturale”. Siamo a pochi passi dall’ospedale San Camillo-Forlanini: qui è sorta quest’associazione culturale, osteggiata da alcuni esponenti dell’opposizione municipale. E in effetti ne parlano anche il Consigliere regionale Fabrizio Santori e il Consigliere d’opposizione in Municipio XII Marco Giudici, che già nei giorni scorsi avevano puntato il dito contro “le gravi negligenze della Giunta del Municipio XII in termini di sicurezza e le troppe ombre sul caso della moschea”. I due, tornando sul tema, accusano ancora l’Amministrazione del Municipio XII di dichiarare “il falso sulla reale destinazione d’uso dei locali mascherati a semplice associazione culturale islamica”. Secondo Santori e Giudici, ad avvalorare la tesi, ci sarebbe la lingua in cui erano scritti i volantini, “la cui traduzione dall’arabo non fa altro che confermare i nostri timori”. Tale traduzione, tuttavia, non è stata resa nota ma, nonostante questo, Santori e Giudici parlano di “prove incontrovertibili” che attesterebbero “la volontà da parte di questa associazione culturale islamica di inaugurare una moschea che andrebbe ad aggiungersi alle decine e decine di altri centri di culto e formazione islamica sorti in tutti i quartieri della Capitale, da Tor Pignattara a Magliana, dall’Esquilino a Cecchignola, e delle quali spesso sappiamo poco o nulla”. La questione “nei prossimi giorni finirà sotto la lente della Commissione Trasparenza”, di cui proprio Marco Giudici è Presidente in Municipio XII.
C’è da star sereni, invece, secondo quanto dichiara la Presidente Maltese che assicura che “peraltro tutto è stato fatto nei termini delle nostre leggi e dei nostri regolamenti”. Insomma, in un momento storico in cui il dialogo tra le religioni è difficile per via dei fatti che stanno scuotendo il mondo islamico, bisogna mantenere la calma e non rischiare di fomentare inutili allarmismi, secondo la stessa Maltese, che trova “molto irresponsabile diffondere notizie che non corrispondono a verità, perché questo crea un inutile quanto dannoso allarme sociale, che tra l’altro coinvolge dei cittadini liberi che hanno deciso di creare un’associazione culturale”. In merito, sono state anche allertate le Forze dell’Ordine, “che opereranno controlli rispetto a queste inutili diffusioni di notizie che possono creare un immotivato allarme sociale”. Da parte sua la Maltese ha anche annunciato un incontro con il capo della comunità del Bangladesh. “Si chiama Mohamed Massoum e con lui affronteremo anche il tema della sinergia e dei rapporti di interscambio culturale tra le varie comunità che insistono sul nostro territorio e le istituzioni stesse. Penso siano anche questi i compiti di un’Amministrazione”.

Martina Bernardini