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Torri dell’Eur: il Comune non dovrà pagare nessun risarcimento

I giudici amministrativi hanno respinto il ricorso della Alfiere Spa confermando la sentenza del Tar

EUR – Si è chiusa con la sentenza del CdS la vicenda del risarcimento milionario chiesto dalla società Alfiere Spa al Comune di Roma in merito. Si parla di 325 milioni di euro che Roma Capitale ha rischiato di dover risarcire per il progetto di trasformazione del complesso immobiliare Torri dell’Eur, per la realizzazione della sede di Telecom. Un progetto passato attraverso due amministrazioni (Marino e Raggi) e due differenti assessori all’Urbanistica (Caudo e l’ormai ex assessore Berdini), che si è concluso con il ritiro del permesso a costruire disposto da Roma Capitale.

IL RICORSO AL CDS – La società Alfiere Spa chiedeva infatti la condanna dell’Amministrazione capitolina al risarcimento dei danni causati dai ritardi dovuti proprio all’annullamento del permesso a costruire, avanzando una richiesta economica di 325.890.784 euro (somma composta, secondo i ricorrenti, da 40.390.784 euro per la svalutazione del compendio immobiliare, 8 milioni per spese e investimenti e 277.500.000 per il mancato incasso dei canoni di locazione). La sentenza del Consiglio di Stato ha però dato ragione al Campidoglio, confermando che il ritiro del permesso (che di fatto a messo fine al progetto) non ha influito sulle operazioni di restauro delle Torri che, visto lo stato di avanzamento delle opere, non sarebbero state comunque ultimate in tempo utile per rispettare i tempi stabiliti dal contratto stipulato tra Telecom Italia e Alfiere Spa.

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LE REAZIONI – Sulla conclusione di questa vicenda la Sindaca Raggi ha immediatamente diramato un comunicato, parlando della conferma di una “battaglia che sin da subito abbiamo intrapreso nei confronti di una questione complessa e poco lineare – ha dichiarato la prima cittadina – Motivo per cui nei mesi scorsi abbiamo deciso di portare tutti gli atti susseguitisi negli anni in Procura e alla Corte dei conti con il fine di fare chiarezza e tutelare i cittadini. La trasformazione urbana non può e non deve mai essere utilizzata come strumento di contesa tra soggetti ma tornare ad essere uno sguardo sul territorio e alle sue reali necessità”. Anche l’attuale assessore all’Urbanistica Luca Montuori, sul quale ricadrà l’onere di lavorare alla riqualificazione delle torri (al momento ancora ridotte ad uno scheletro di cemento), ha commentato la sentenza del CdS: “Si tratta di un atto importante che accogliamo con soddisfazione perché oltre a chiarire che non è certo per responsabilità di Roma Capitale che da oltre dieci anni le torri di Ligini versino in condizioni di forte degrado, la sentenza stabilisce anche che debba essere definito il contributo economico dovuto per la valorizzazione del compendio – altro elemento centrale della vicenda Ndr – Spero che adesso si chiuda questa fase che troppo a lungo ha costretto al degrado un luogo importante della città e una vertenza che ha i suoi effetti negativi soprattutto per chi abita e vive nell’area”.

LeMa