Tratto da Urlo n.208 gennaio 2023
Sono partiti dagli USA, per poi estendersi anche all’Australia e ad altri paesi, i divieti di utilizzo delle AI (intelligenze artificiali) all’interno degli ambienti scolastici e accademici. Non parliamo di semplici “bot” (è questo il nome che li indica) capaci di rispondere a piccole domande per poi fermarsi davanti a quesiti complessi. Nemmeno si tratta delle AI capaci di creare immagini suggestive, come quelle che hanno popolato i social network negli ultimi mesi. Ad essere bandite invece sono delle entità (mi scuserete il termine che apre non pochi dubbi etici) capaci di generare testi complessi a partire da pochi input dell’utente.
Si tratta di strumenti in grado di scrivere saggi o temi, composti da tesi, dati, analisi e conclusioni, il tutto corroborato dall’ampio patrimonio di informazioni disponibili online raggiungibili in tempi impensabili per le capacità umane. Testi che solo dopo attenti controlli possono essere distinti da quelli realizzati dagli studenti o dai ricercatori. Per questo in alcune università (ma negli USA si parla anche di scuole superiori) l’utilizzo di queste AI è stato ufficialmente bandito. Basti pensare che per cercare di arginare il fenomeno uno studente di Princeton ha addirittura creato un software capace di individuare alcuni marcatori e dire se un testo è stato realizzato o meno da una AI.
Allo stesso tempo sul fronte europeo si guarda ai possibili benefici che le AI potrebbero portare sul fronte scolastico. In particolare la Commissione Europea ha pubblicato recentemente le linee guida etiche sull’uso dell’intelligenza artificiale per gli educatori. La volontà espressa dalle autorità europee è quella di sfatare pregiudizi diffusi sull’AI che potrebbero causare confusione o timori riguardo al suo utilizzo, in particolare nel settore dell’istruzione a tutti i livelli. Tra le diverse linee guida molte suggeriscono la possibilità di utilizzare questa nuova tecnologia per riuscire ad adattare agilmente l’insegnamento alle capacità di ogni singolo studente, con particolare attenzione a quelli con esigenze speciali.
Mi rendo conto che chiedere alla scuola italiana un balzo in avanti di questo tipo non è facile. Non mancano le eccellenze e i docenti che, soprattutto con il periodo pandemico, si sono aggiornati sull’utilizzo delle nuove e nuovissime tecnologie. In ogni caso quello che salta agli occhi è la differenza di approccio tra i divieti, anche se dettati dagli eventi, e il tentativo di regolamentare l’utilizzo. La speranza è che quest’ultima strada venga percorsa fino in fondo.
Leonardo Mancini