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Difficile come 2+2

Tratto da Urlo n.220 febbraio 2024

Quasi mai mi fermo a pensare per più di qualche minuto ai discorsi dell’influencer di turno (mea culpa), ma capita, talvolta, che qualcuno attiri la mia attenzione. In quei casi “rimango” oltre le prime righe del post o i primi secondi del video. A volte continuo a ragionare su quanto detto per alcuni minuti, raramente per l’intera giornata. Ultimamente la riflessione di una dottoranda in fisica (quantum_girl_vivi su Instagram, andatevela a cercare) sul rapporto delle persone (anche colte) con la grammatica e con la matematica ha catturato la mia attenzione ben oltre i due minuti.

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Quante volte una mail, un testo, un post sui social ci ha fatto trasalire per uno sfondone grammaticale. E quante volte sotto questi disgraziatissimi post sono fioccati commenti indignati di “nazi grammar” che invitano l’autore a tornare sui banchi di scuola o a darsi all’agricoltura? Si tratta di un fenomeno comune e accettato, ma questo non accade con i post riguardanti la matematica o la scienza in genere.

Anzi è infatti comune sotto post che presentano semplici equazioni (per risolvere le quali basterebbe conoscere l’ordine delle operazioni da fare), o che propongono problemi risolvibili da uno studente di prima media, trovare commenti di utenti stralunati contornati di faccine che ridono. “Non ho mai capito la matematica”, “Non saprei nemmeno da dove iniziare”. È questo il tenore delle risposte ma, in questo caso, nessuno si indigna, come se questa “ignoranza” fosse accettabile e accettata.

Perché matematica e scienza sono ancora considerate così lontane? E quali sono le ricadute di questo fenomeno? Il sentire comune purtroppo relega ancora la conoscenza scientifica (anche di base) ad un livello alto e altro. Sconosciuto e quindi da cui rifuggire. Sarà anche in questo la radice della diffidenza nei confronti delle teorie scientifiche assodate oppure nelle cure mediche? Si parte da qui?

Leonardo Mancini