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Annunciata, a sorpresa, l’apertura del Luneur in primavera

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Ma lo stupore non può far dimenticare le tante domande ancora senza risposta

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C’è stato clamore negli ultimi giorni per la notizia dell’apertura del Luneur a primavera. Come sappiamo questa non è la prima volta che si annuncia l’inaugurazione dello storico parco dei divertimenti della Capitale, in stato di abbandono da 8 anni. Secondo quello che si apprende da un recente articolo apparso su Il Messaggero, il Luneur avrà giostre per grandi e per piccini, dodici attrazioni nuove di zecca e altre, cinque, ristrutturate. Nel pezzo si parla non solo di case fatate e ruote panoramiche multicolor, ma anche di ottovolanti, horror house, una mini skytower, la nave pirata e di un’area con attrazioni più “adrenaliniche” che aprirà solo nel 2017. Qui ci vengono (crediamo non solo a noi) in mente alcune domande, rispetto a quello che abbiamo studiato e riportato in questi anni. In primis: sarà finalmente visibile quel progetto che non è stato reso noto? E poi: il Luneur non doveva diventare un Family Park, ovvero un parco per bambini da 0 a 12 anni? Dalla descrizione delle attrazioni sembra, infatti, che molte delle giostre (e addirittura una zona intera) saranno dedicate a un pubblico più adulto. Inoltre: perché la scelta di aprire un parco “a metà”, con un’area che verrà inaugurata (sempre che vengano rispettate le scadenze) solo tra più di un anno? 

Da quello che si evince dalle ultime notizie, inoltre, si parla di un biglietto di ingresso ma non se ne cita l’importo. Questo dato non è da sottovalutare: ricordiamo infatti che proprio per aver fatto una politica sbagliata dei biglietti d’ingresso nel 2008, quando il Parco ebbe un brevissimo periodo di gestione della società Santa Eleonora (proprietaria dello zoosafari di Fasano), il Luneur fu costretto a una rovinosa chiusura, preceduta da una marea di polemiche. Non è prematuro, quindi, chiedersi se l’offerta delle attrazioni sarà all’altezza del costo d’ingresso che verrà richiesto.

Altra cosa che non viene resa nota, e che a lungo invece è stato il punto cardine della situazione, è chi lavorerà all’interno del “nuovo” lunapark. Per anni gli ex giostrai si sono battuti con i sindacati per cercare di trovare una soluzione, inizialmente paventata nel bando di gara, e poi superata senza alcuna spiegazione chiara in questi anni. Dunque, verranno aperte delle selezioni oppure si darà la possibilità alle 200 persone che hanno animato il vecchio Luneur per oltre 50 anni di riprendere il loro posto? Potrebbe essere una scelta saggia che, nel mare di confusione che è stato fatto in questi anni, potrebbe mettere una “pezza” su una questione scomoda, dando una sorta di happy ending anche a chi, il Luneur (quello originale), ha contribuito a costruirlo e a renderlo grande.

E proprio in virtù degli otto anni trascorsi tra incertezze, promesse non mantenute, mancati chiarimenti, lotte dei lavoratori, polemiche e quant’altro, bisogna capire anche fattivamente come sono andate a finire alcune, importanti, questioni irrisolte. Ricordiamo, infatti, che Cinecittà avrebbe dovuto terminare i lavori del Luneur in 120 giorni dalla consegna del Parco, che avrebbe dovuto pagare delle gravose penali per non aver rispettato questa scadenza, che il canone di locazione gli era stato dimezzato da Eur Spa nonostante tutto. Proprio su questi punti, e sulle varie inesattezze del bando di gara vinto da Cinecittà (anzi, di Luneur Park) otto anni fa, ha indagato l’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, che riscontrò dei punti da chiarire. E non dimentichiamo che, per tali ragioni, la Corte dei Conti era stata interpellata per l’ipotesi di danno erariale. Come sono andate a finire queste vicende? Ma soprattutto, anche se il Luneur dovesse riaprire, chi ridarà ai cittadini i soldi e il tempo perso?

Il grande parco dei divertimenti di Roma non è solamente costituito da giostre, luminarie e divertimenti, ma anche da tante vicende su cui è giusto, in prospettiva dell’inaugurazione, che venga fatta luce. Per chi l’ha creato, per chi ci ha lavorato, per chi l’ha fruito, per i cittadini di Roma, che chiedono chiarezza, ormai, da troppo tempo. Ebbene, non ce ne voglia il Messaggero, il buio di questi anni deve essere illuminato da chi ha il dovere di informarli questi cittadini e cercare di farla questa chiarezza.

Serena Savelli