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Il calendario di Roma Antica

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Dall’anno di 10 mesi al calendario attuale

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Secondo la tradizione, sarebbe stato Romolo, il fondatore di Roma, a creare il primo calendario. Era di 10 mesi che potevano avere 29 o 30 giorni. La divisione era stata decisa con la misurazione delle fasi lunari, creando però uno sfasamento con l’alternarsi delle stagioni. Rimane una traccia di questo calendario ancora oggi nei mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre che, come sappiamo, non sono più il settimo, l’ottavo, il nono e il decimo mese dell’anno.

Sembra poi che abbia fatto un tentativo anche Numa Pompilio, il secondo re di Roma, che portò i mesi a 12 aggiungendo ianuarius e februarius, ottenendo un anno di 355 giorni, a cui aggiungere ogni due anni un mese intercalare di 22 o 23 giorni supplementari, per rimettersi in pari con le stagioni.

Tuttavia anche con queste variazioni il calendario non era ancora in sintonia con l’alternarsi delle stagioni. Nel corso degli anni continuarono ad accumularsi vari errori fin quando Giulio Cesare, consultando gli astronomi alessandrini, modificò il calendario inserendo un anno bisestile con un giorno dopo il 24 febbraio ogni 4 anni. Con le tante aggiunte, il 46 a.C. (ultimo anno prima dell’introduzione del Calendario Giuliano) durò 455 giorni. Tale periodo passò alla storia con il nome di annus confusionins, l’anno della confusione, in quanto si rese necessaria l’introduzione di 67 giorni per compensare gli errori accumulati in passato e riportare l’equinozio primaverile al 25 marzo. A tale scopo furono aggiunti due mesi: uno di 33 giorni ed uno di 34.

Con le modifiche apportate al calendario di Cesare nell’età augustea, l’anno era finalmente diviso in quattro mesi di 30 giorni, sette di 31, e uno di 28 (o 29 nel caso fosse bisestile).

Nel 1582 papa Gregorio XIII dovette recuperare il ritardo di 10 giorni rispetto al ciclo solare accumulatosi nei secoli così dopo il 4 ottobre venne immediatamente il 15 dello stesso mese.

Massimiliano Liverotti