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Post Nebbia

Il secondo album della band padovana è un viaggio psichedelico con richiami a band come Tame Impala e Arctic Monkeys. Canale paesaggi, prodotto da Island Record, si apre con un’intro fastidiosa, ingarbugliata, in cui una voce dal suono metallico annuncia tutta una serie di avvisaglie in stile zapping televisivo. L’atteggiamento pop, introspettivo e vivo di contaminazioni sono il leitmotiv sonoro proposto dalla band. I Post Nebbia vengono da Padova. Una città dal grande patrimonio artistico, ma anche una città di passaggio o quanto meno, per chi ci nasce, il luogo da cui evadere. I Post Nebbia con questo disco ci portano altrove, via da tutta quella bellezza, alla ricerca di un’altra estetica musicale oltre la nebbia e scegliendo luoghi sconfinati colmi di echi e riverberi sconosciuti. Canale Paesaggi è il flusso di coscienza quando si scrive o quello commerciale televisivo. Il concept dell’intero album è sviluppato attorno a questo tema, così che La Ragazza dai Capelli Strani o La Scopa del Sistema di David Foster Wallace piuttosto che Superwoobinda di Aldo Nove affiorano come riferimenti letterari. Tutte le tracce ci portano dentro questo spettacolo tentacolare tra essere ed apparire. L’intero disco sembra uno scambio d’idee, organizzato nell’universo di Twin Peaks, tra un film di John Carpenter piuttosto che uno di Cronenberg. Ad ogni modo se per molti mesi vi ho raccontato di band, artisti molto spesso provenienti dalla scena Trap o Indie italiana, sento di essere d’accordo con Rokol nel dire che i Post Nebbia sono la terza via del panorama musicale italiano.

Riccardo Davoli

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