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Afgani: una storia di “probabili” spostamenti e bandi di gara

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Sul fronte Tor Marancia nessuna novità, ma a Tor Carbone, intanto, qualcosa si muove

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 TOR MARANCIA-TOR CARBONE – Nessuna novità ufficiale per i transitanti afgani che, ad oggi, restano ancora nella ormai arcinota tensostruttura all’interno del San Michele. Per il momento lo spostamento annunciato nei mesi precedenti non ha ancora avuto luogo, nonostante la sistemazione a Tor Marancia sia sempre stata interpretata dalle istituzioni come temporanea ed a carattere emergenziale.

Come già avevamo reso noto un paio di mesi fa, siamo andati a scavare nella vicenda, cercando di ricostruire un mosaico di dichiarazioni ed indizi che ci hanno finalmente portato a qualcosa che va oltre la supposizione giornalistica e che, oggi, possiamo annunciare come ufficiosa certezza. Ci eravamo lasciati su quel misterioso bando di gara indetto per l’assegnazione di uno stabile a Tor Carbone, per la precisione l’ex succursale dell’Istituto alberghiero nei pressi del Dazio. Un bando che aveva, anzitutto, il civico dell’immobile sbagliato – 118 invece che 218, ed il renderlo noto non è una questione di puntigliosità ma di verifica di una certa chiarezza e precisione che un bando di gara pubblico dovrebbe avere – la cui destinazione era votata all’accoglienza di “cittadini immigrati, rifugiati politici, richiedenti asilo, minori non accompagnati o in alternativa qualsiasi attività di natura sociale” come lo stesso avviso riportava a chiare lettere. Oggi questo bando si chiude con una classifica provvisoria – bisognerà infatti attendere il 30 giugno perché Roma Capitale consegni l’immobile al vincitore – con il podio conquistato dal Consorzio Cooperative Casa della Solidarietà. Con questo nome possiamo dire di aver fatto centro, in quanto il consorzio era già noto sul territorio per aver collaborato con il Municipio VIII al trasferimento nei centri di accoglienza dei rifugiati afgani quando “dimoravano” ancora all’Air Terminal Ostiense. Proprio la stessa comunità – lo ricordiamo – che oggi transita nel centro di accoglienza temporanea del San Michele. Dunque è facile dire, a questo punto, che il misterioso edificio destinato ad ospitare i rifugiati afgani, di cui le istituzioni hanno sempre parlato a denti stretti, è proprio l’ex scuola di Tor Carbone. Nonostante ciò, fino a quando lo stabile non verrà consegnato e destinato allo scopo, la notizia non è ancora ufficiale. Entrambe le parti politiche del Municipio VIII, infatti, parlano della situazione senza confermare e sconfessare nulla. Andrea Baccarelli, Consigliere Pdl, racconta come “la campagna elettorale abbia rallentato un po’ il discorso degli afgani, che resta per me una priorità, come anche quella di individuare una location idonea condivisa da tutti, soprattutto comitati e cittadini del quartiere che saranno chiamati a convivere con il nuovo insediamento. Nessuna decisione può essere calata dall’alto”, ha concluso Baccarelli.

Gli stessi cittadini – sia di Tor Marancia che di Tor Carbone – che si stanno chiedendo dove verranno dislocati i rifugiati afgani e che da mesi sono in attesa di conferme. Andrea Catarci, Presidente del Municipio VIII, ci dà qualche elemento in più per farci capire che le nostre supposizioni sono fondate: “Daremo impulso immediato alla riqualificazione di quell’edificio individuato e predisposto per il trasferimento degli afgani”. Dunque il Presidente ci parla di uno stabile già destinato a tale funzione e continua dicendo che “lo spostamento pare avere tempi biblici, visto che era sbagliato il bando di gara per l’assegnazione dell’edificio e che lo stesso ha subito un tentativo di occupazione”, elementi propri della scuola di Tor Carbone. Le tempistiche, comunque, non sono certe, visto che “lo stabile dovrà essere messo in sicurezza. La nuova location, comunque, consentirà un potenziamento del servizio”, ha concluso il Presidente.

È certo che delle mura e un tetto possano offrire indubbiamente condizioni di vita migliori rispetto a ciò che si può fare dentro un tendone. Tutto sta, ora, nell’attendere la fine del mese per vedere se, effettivamente, le operazioni di spostamento degli afgani avranno luogo in quella sede e come, dapprima, procederanno le operazioni di messa in sicurezza dell’edificio.

(tratto dal n. 106 di Urlo: la scena di Roma sud, giugno 2013)

Serena Savelli