Il futuro del mondo del lavoro sta pian piano evolvendo, grazie all’innovazione digitale e a nuovi modi di concepire le professioni. Ci sono due fenomeni importanti su cui soffermarsi, che stanno cambiando la concezione lavorativa di alcune aziende, anche in Italia: lo smart working e la sharing economy.
La riflessione viene fuori grazie a un’infografica pubblicata da Unicusano.it, il sito web dell’omonima università telematica, che mostra alcuni dati venuti fuori dall’analisi di queste due nuovi mondi. Ma andiamo per ordine.
Cos’è lo smart working e perché sta diventando così importante?
Lo smart working viene definito come lavoro agile, ovvero una modalità di lavoro flessibile che richiede alcuni fondamentali presupposti organizzativi. Secondo i dati diffusi da Unicusano, sempre più imprese, circa il +90% in Italia, adottano questa modalità, consentendo ai loro dipendenti di vivere svincolati dagli spazi dell’ufficio (+15%).
Il Lavoro agile è definito dalla legge come una modalità flessibile di esecuzione della prestazione lavorativa finalizzata a “incrementare la competitività” e ad “agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro” che si realizza mediante “accordo tra le parti”.
In sintesi, lo smart working è una nuova dimensione del lavoro, che da un lato favorisce la produttività individuale e la continuità operativa dell’utente e, dall’altro, permette una significativa flessibilità rispetto al posto di lavoro. Un’evoluzione che non è ancora compresa a pieno, ma che sta dilagando pian piano nelle imprese.
Questa tipologia di lavoro sta incontrando terreno fertile nella nuova era digitale, in quanto le persone sono oggi pronte al cambiamento, complice anche la diffusione di diverse tecnologie che consentono di comunicare, lavorare, rimanere connessi anche da remoto.
Un altro cambiamento importante nell’economia del lavoro è la sharing economy, un termine molto diffuso ormai grazie anche a tantissime start-up che hanno attuato questa economia della condivisione.
La sharing economy è propriamente un nuovo modello economico che parte dai reali bisogni dei consumatori, basandosi sul concetto di condivisione. Pensiamo a fenomeni come Bla Bla Car, Airbnb, il bike sharing e il car sharing, sono tutte attività che formano il cuore di questo nuovo tipo di economia e che ormai sono altamente diffusi in tutto il mondo.
Secondo i dati diffusi da Unicusano, che si basano su un recente studio condotto da PriceWaterhouse Coopers, si stima che entro il 2025 la sharing economy varrà almeno 570 miliardi di euro e il 40% di questa crescita, ad oggi, è rappresentata dalle piattaforme di condivisione di mezzi di trasporto. Riuso, riutilizzo e condivisione, quindi, sono i pilastri delle numerose realtà nate in questi anni che si basano su questi fondamenti e che, oltre il servizio in sé, favoriscono la socializzazione e la salvaguardia dell’ambiente.
Grazie alla sharing economy, si comincia a promuovere un nuovo stile di vita che predilige il risparmio e la ridistribuzione del denaro e le realtà imprenditoriali di questo tipo utilizzano le tecnologie digitali creando un modello di economia prettamente circolare, dove i consumatori mettono a disposizione competenze, tempo, beni e conoscenze per la creazione di legami virtuosi che si basano sull’utilizzo della tecnologia in modo relazionale.