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    Stadio della Roma: ora anche l’Atac punta sulla Roma-Lido

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    Forse l’ultima occasione per salvare la linea?

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    Tratto da Urlo n.127 luglio 2015

    TOR DI VALLE – L’iter per la realizzazione del nuovo Stadio della Roma sembra aver subito un rallentamento. Dopo le accelerazioni mediatiche, in concomitanza con la presentazione del progetto da parte della Società giallorossa, l’apertura della Conferenza di Servizi in Regione tarda ad arrivare. Tra i motivi pesano certamente le perplessità espresse dal team di assessori capitolini che ha analizzato gli incartamenti prima di passarli in Regione, così come le ultime notizie circa la posizione di Atac sulla linea B e del Ministero dell’Ambiente sulla fragilità idrogeologica dell’area.
    Sono le considerazioni tecniche dell’Autorità di Bacino del Tevere sul rischio idrogeologico per il Fosso di Vallerano, ad essere riprese dal Ministero in risposta all’interrogazione parlamentare del deputato di Sel Filiberto Zaratti. Criticità già conosciute, per far fronte alle quali sarebbero previsti 5 milioni di euro per la messa in sicurezza del fosso. Mentre per quanto riguarda la posizione di Atac si legittima quello che la nostra testata ha sempre affermato: la necessità di ammodernamento e potenziamento della Roma-Lido in concomitanza con il progetto dello Stadio. E di questo si deve parlare con forza, da subito (al contrario di ciò che dice l’Assessore Esposito: “Ci sono prima altre criticità da risolvere, la questione trasporti viene dopo”), perché è questo il punto che interessa maggiormente i cittadini, è questo il nodo del famoso “interesse pubblico” di cui si parla e da cui non si deve prescindere per la realizzazione di un progetto urbanistico di queste dimensioni. La cosa fondamentale è che i flussi di traffico e del trasporto pubblico generati dagli utenti del nuovo complesso urbanistico non gravino su arterie e mezzi pubblici e, anzi, perché ci sia interesse pubblico, che le condizioni della mobilità del quadrante migliorino per la cittadinanza. Per questo motivo la diramazione della linea B era da scartare a priori. Un parere che finalmente sembra essere stato condiviso anche dall’Atac: “Tutte le simulazioni e le valutazioni fatte hanno portato a scartare, in modo tecnicamente argomentato, l’ipotesi di doppio bivio sulla B/B1 a favore del potenziamento della Roma-Lido, tenendo conto anche delle esigenze espresse dalla delibera comunale”. La notizia è ripresa da Legambiente, che però attacca la municipalizzata parlando di “tesi incredibili dal punto di vista trasportistico e inquietanti sul futuro della mobilità cittadina, poiché nel parere Atac sostiene che la biforcazione della metro B per Tor di Valle determinerebbe problemi sulla linea con una compromissione della regolarità del servizio e una riduzione dell’offerta, in flessione del 40%”. Questo calcolo non è difficile, ed è stato fatto nei mesi scorsi da molte testate, compresa la nostra. Partiamo dalla delibera comunale, che sancisce l’interesse pubblico dell’opera: si parla di potenziamento del “trasporto pubblico su ferro a servizio dell’area di Tor di Valle e della città con frequenza di 16 treni/ora nelle fasce orarie di punta giornaliere, prioritariamente attraverso il prolungamento della linea B della metro fino a Tor di Valle”, ma anche con il “contestuale potenziamento della Roma Lido”. Si parla di circa 19.200 passeggeri l’ora, pari proprio a quei 16 treni ogni 60 minuti che rappresentano anche la capacità massima della linea B. Quindi, come si potrebbe con un “fioccamento” mantenere questa cadenza di treni nella diramazione di Tor di Valle? Non si può certo pensare di bloccare o rallentare eccessivamente il servizio dal e per il Capolinea Laurentina. Da ciò non è difficile comprendere che senza un potenziamento del tratto della metro B tra Magliana e Bologna (con portata massima di 16 treni/h) “qualsiasi diramazione della linea B – scrivono i progettisti – penalizza il precedente capolinea, Laurentina”. Una situazione del tutto identica a quella evidenziata con la tratta B1 Bologna-Jonio. “La delibera sulla pubblica utilità dello Stadio della Roma dice, tra le altre cose, che esso può aprire se il 50% delle persone arriva con i mezzi pubblici. Quindi se non ci sono 16 treni l’ora, per garantire il movimento di circa 20mila persone, lo Stadio non apre – ha detto l’Assessore capitolino alla trasformazione urbana, Giovanni Caudo, durante un incontro sul progetto – In modo prioritario questo dovrebbe realizzarsi col prolungamento della linea B, ma se in fase di conferenza di servizi decisoria, a seguito del parere gestionale espresso da Atac, si dovesse prevedere l’opzione di aver questo livello di servizio solo sulla Roma-Lido, automaticamente si disobbliga dal prolungamento della metro B e la Regione si fa carico di garantire i 16 treni l’ora su quella tratta (cioè uno ogni 3,5 minuti)”. Scenario “consigliato” anche dall’Atac nella sua “relazione, contenente – riporta una nota dell’azienda – la valutazione e le simulazioni di gestione dei flussi trasportistici, inviata ai soggetti istituzionali preposti”.

    È quindi ormai difficile mantenere una posizione contraria al potenziamento della Roma-Lido. Soprattutto se si tiene conto dei disservizi quotidiani affrontati dai tanti pendolari. Dai treni rotti alle attese interminabili, fino ai “viaggi della speranza” in treni sporchi sovraffollati e senza aria condizionata. Una delle ultime dichiarazioni in merito alla situazione che sta vivendo la linea regionale l’ha rilasciata proprio il neo Assessore ai Trasporti di Roma Capitale, Esposito, che parla della necessità di stanziare 180 milioni per la Roma-Lido. “Quello che potevamo l’abbiamo fatto – ha detto l’Assessore – Durante l’estate è stato fatto il revamping di tutti i treni che non avevano l’aria condizionata, ora più di metà ce l’ha. Poi abbiamo aggiunto due Caf e 15 macchinisti, ma i problemi della Roma-Lido sono strutturali: per risolverli c’è bisogno di un intervento su linea e treni da 180 milioni, ma la realtà è che i soldi non ci sono. Riproporrò il problema alla Regione”. I motivi di questi disservizi sono sotto gli occhi di tutti, e si leggono quotidianamente sui social network presi d’assalto dai pendolari della linea. Quello che accade oggi, sottolinea Esposito, “è il frutto di anni e anni di incuria. Atac spende tanti soldi perché i treni si rompono, quindi anche comprare nuovi treni non risolverebbe il problema, perché li avremmo su una linea vecchia”.

    Con il parere di Atac il trasporto su ferro sarà certamente un nodo spinoso che la Regione Lazio non potrà esimersi dall’affrontare. Tanto più che la linea Roma-Lido rientra nelle tratte di competenza regionale. Se il calcolo prospettato da Esposito dovesse risultare corretto, il costo di 180 milioni di euro necessario all’ammodernamento potrebbe essere ammortizzato dai 50 milioni di euro che sono (erano?) previsti dai privati per la diramazione della linea B fino a Tor di Valle, andando quindi a gravare sulle casse regionali per i restanti 130 milioni di euro. Un costo tanto considerevole quanto, però, necessario, viste le condizioni in cui versa la linea. A meno che non si sia deciso di abbandonarla definitivamente a se stessa, ma nessuna istituzione si è mai espressa in questo senso (e ci mancherebbe, aggiungiamo noi). Le amministrazioni siano chiare: se si vuole salvare la Roma-Lido questo è il momento di intervenire, avendo la possibilità di sfruttare un finanziamento privato. Tanto più che questa linea, storicamente bistrattata e sottovalutata dalle istituzioni, rappresenta sempre più una direttrice importantissima, a prescindere dallo stadio, perché a servizio di quartieri sempre più popolosi che hanno come unico altro sbocco le arterie stradali di via Ostiense e Cristoforo Colombo, considerate da molti tra le strade più trafficate e pericolose della città. Senza contare che la stessa Roma-Lido, una volta potenziata, rappresenterebbe una vera e propria linea nella rete metropolitana capitolina, puntando in un futuro ad un suo eventuale prolungamento che la vedrebbe intersecare anche la linea C e la linea A in uno spazio di soli 3 km. Impossibile? Si chiama progettualità. Certo, la sfida è grande, ma la Capitale d’Italia e i suoi amministratori, in vista di appuntamenti importanti come le eventuali Olimpiadi del 2024 e il “vero” Giubileo del 2025, non possono evitare di raccoglierla.

    Luca Migliorati