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Il Palazzo della Civiltà Italiana torna a vivere con Fendi

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La Maison inaugura il suo headquarter e riapre lo storico edificio al pubblico. Ma l’assegnazione diretta e il silenzio sull’utilizzo dei proventi derivanti, seminano qualche dubbio

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Tratto da Urlo n.130 dicembre 2015

EUR – Il Palazzo della Civiltà Italiana, meglio conosciuto dai romani come ‘Colosseo Quadrato’ ha riaperto le sue porte. Esso, infatti, è stato preso in affitto dalla Maison Fendi che ha instaurato qui il suo nuovo headquarter. L’inaugurazione è avvenuta alla fine di ottobre con l’avvio della mostra “Una Nuova Roma. L’Eur e il Palazzo della Civiltà Italiana”, visitabile fino al 7 marzo gratuitamente al pianterreno del palazzo, in un’area che verrà destinata anche in futuro a spazio espositivo aperto al pubblico. Tra gli artisti in mostra: Giuseppe Caporossi, Karl Lagerfeld, Gabriele Basilico, Fabrizio Ferri, Franco Fontana, Gino Severini e Mario Sironi. Tale esposizione si pone in continuità con l’impegno della Maison nella promozione di una politica di sostegno e valorizzazione dell’eredità storica e culturale della Capitale, che ha già portato alla recente opera di restauro della Fontana di Trevi e del complesso delle Quattro Fontane. La Maison romana, come altre realtà private impegnate nella riqualificazione di alcuni importanti monumenti di Roma, nello specifico ha deciso di ‘puntare’ sulle fontane romane, con un’operazione denominata “Fendi for fountains”. La casa di moda, infatti, finanzierà “il restauro di altre quattro fontane di Roma: quella del Gianicolo, la fontana del Mosé, il Ninfeo al Pincio e la fontana del Peschiera – ha dichiarato il Presidente e Ad Pietro Beccari – È un atto d’amore di Fendi verso Roma”. E anche il Palazzo della Civiltà Italiana si pone su una logica di riqualificazione, come ha aggiunto Pietro Beccari: “Siamo orgogliosi di poter restituire oggi, alla nostra città e al mondo intero, il Palazzo, simbolo delle nostre radici romane e di un continuo dialogo tra tradizione e modernità, valori da sempre cari alla Maison. Dopo più di 70 anni dalla sua creazione, il Palazzo della Civiltà Italiana riapre le sue porte al pubblico”.

In effetti della ‘groviera’ (altro soprannome caro ai romani) non è stato fatto un buon uso in passato. Dagli anni Ottanta, infatti il Palazzo è rimasto pressoché inutilizzato, tranne che per iniziative sporadiche. Un primo restauro avvenne tra il 2008 e il 2010, sotto la direzione dell’Architetto Paolo Marconi. Gli interventi riguardarono le facciate, il pianterreno, i terrazzi e gli infissi. Da lì il nulla fino all’arrivo di Fendi. Ma molti erano i progetti, di cui fonti istituzionali hanno più volte parlato, che dovevano essere realizzati al suo interno, come l’Esposizione Permanente del Made in Italy e del Design Italiano e dell’Istituto per i Beni Sonori ed Audiovisivi Tutte ipotesi che decaddero per lasciare spazio, dopo qualche tempo, all’accordo tra Fendi ed Eur Spa, che ha comunque portato al riutilizzo di un edificio di pregio e, soprattutto, all’apertura al pubblico di un piano del palazzo. “L’obiettivo – ha dichiarato la Maison – è quello di ospitare progetti ed eventi volti a promuovere l’arte, la cultura italiana e il made in Italy”. Inoltre Fendi ha provveduto alla ristrutturazione del Palazzo, un’operazione “iniziata nei primi mesi del 2014. Gli interventi principali sono stati il restauro di soffitti e controsoffitti. Ma non è stata fatta alcuna modifica strutturale, per preservare totalmente la natura del Palazzo”, ha puntualizzato la casa di moda.

Anche dall’Eur Spa il nuovo Presidente, Roberto Diacetti, esprime soddisfazione, soprattutto per la creazione di uno spazio di fruizione per i cittadini: “A seguito di un accurato restauro conservativo con il MIBAC e successivo consolidamento strutturale, Eur Spa ha potuto concedere in locazione l’edificio rimasto a lungo inutilizzato e, così facendo, riconsegnarlo in parte alla sua funzione originaria. In proposito, in concomitanza con la recente inaugurazione del headquarter della Maison Fendi, una parte del Colosseo Quadrato è stato destinato a spazio espositivo, con l’allestimento di una bella mostra ad accesso libero, offrendo la possibilità ai romani e a quanti si trovano a Roma di godere di un patrimonio unico, inaccessibile per 70 anni. Un’operazione che colloca la tutela del patrimonio in un quadro di sviluppo dinamico dell’Eur”.

Negli ultimi tempi, i privati che si mettono in gioco (e spendono soldi) per riqualificare il patrimonio culturale romano, laddove le casse pubbliche non arrivano, rappresentano una risorsa. Si pensi anche a Della Valle con il Colosseo o a Bulgari con Trinità dei Monti. Ma il caso specifico del Palazzo della Civiltà Italiana è differente, per il fatto stesso che non si parla solo di restauro, ma anche di utilizzo. Così si discute su vari punti: un canone di locazione ribassato, un’assegnazione diretta senza bando di gara, il mistero su come verranno investiti i proventi di tale operazione. A parlarne sono Giuseppe Mannarà e Alessandra Agnello, Consiglieri M5S al Municipio IX: “Da parte di Eur Spa non c’è stata alcuna iniziativa per ‘massimizzare la redditività del particolare valore storico e artistico dei singoli beni’, come dice il suo Statuto. Lo dimostra l’assegnazione diretta senza alcun bando pubblico per verificare la possibilità di assegnare il Palazzo a condizioni migliori per la Pubblica Amministrazione. 2.800.000 euro l’anno, richiesti come canone, sono molto al di sotto del valore reale, che è di 4.700.000 euro. Riguardo alla destinazione dei canoni di locazione – hanno continuato – oltre che alla riqualificazione e alla valorizzazione degli immobili e delle aree di proprietà, a nostro avviso essi dovrebbero specificamente essere investiti nel controllo del territorio e delle situazioni che compromettono il decoro e la vivibilità di chi vive e frequenta il quartiere”.

E proprio questo si chiedono i cittadini, ovvero come saranno reinvestiti questi introiti. A questa domanda, Eur Spa non ci ha dato riscontro. “Va bene che il Palazzo riviva – ha dichiarato Paolo Lampariello di Ripartiamo dall’Eur – ma bisogna chiedersi dove vanno a finire i soldi del canone, e dato che Eur Spa è, appunto, una società per azioni che, a differenza di un ente pubblico, non ha la mission di rinvestire sul territorio, al quartiere probabilmente non rientrerà nulla”. E dal Municipio IX Giuseppe Contenta, Capogruppo Pd, lamenta un’impossibilità di controllo sulle trattative di affitto di Eur Spa “che oggi ha a disposizione circa 280 locali. Questa è una situazione che come Municipio non gestiamo e su cui non abbiamo alcun potere”.

Insomma, la conclusione è abbastanza unanime. Va bene che il Palazzo della Civiltà Italiana diventi un luogo attivo imprenditorialmente e culturalmente, ma non va bene che non ci sia, come spesso accade, trasparenza su alcuni aspetti che riguardano un palazzo storico di Roma, patrimonio di tutti i cittadini. Questo crea malcontento e qualche perplessità anche su un processo, un’iniziativa che, forse, ha più di positivo che di negativo. Allora, ci chiediamo: non sarebbe meglio seguire la strada del confronto e della trasparenza?

Serena Savelli