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Ponte Portuense: tra flash mob e rimpallo di responsabilità

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La Soprintendenza promette lo stanziamento di fondi per riaprire il cantiere

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Tratto da Urlo n.127 luglio 2015

PORTUENSE – I cittadini avevano già lanciato il loro “sos” nei mesi scorsi, attraverso campagne social e comunicati stampa. Qualche giorno fa sono passati all’azione, stanchi dello stallo in cui versa il cantiere del Ponte Portuense. Un flash mob, semplice, immediato ed estemporaneo, che ha avuto come scopo principale quello di continuare a mantenere alta l’attenzione sul problema e di sensibilizzare le istituzioni sul malessere della cittadinanza, stanca di promesse seguite solo da inazione.

“Tanti cittadini hanno partecipato, circa 60 persone – ha dichiarato in una nota PortuenseAttiva, promotrice dell’iniziativa – La manifestazione, organizzata per chiedere chiarezza e tempi certi sul completamento dell’opera, si è svolta in un clima sereno e allegro. In attesa dell’effettivo sblocco di fondi ministeriali, circa 100mila euro che il Soprintendente Francesco Prosperetti starebbe destinando al completamento degli scavi archeologici, PortuenseAttiva non si ferma e chiede alle istituzioni di restare aggiornata sugli sviluppi della situazione. L’associazione di cittadini annuncia, inoltre, l’intenzione di richiedere ufficialmente un pubblico incontro tra istituzioni, per ribadire competenze e tempi, qualora lo sblocco del cantiere non avvenga nelle prossime settimane”.

La notizia dell’impegno della Soprintendenza a mettere a disposizione dei fondi propri per riavviare il cantiere, quindi terminando gli scavi archeologici, è sicuramente un’ottima novità perché grazie a questi finanziamenti si uscirebbe finalmente da un immobilismo ormai perpetrato da mesi, oltre che da anni di problemi.

I lavori del Ponte Portuense iniziarono nel lontano 2008 e, nel tempo, hanno subito numerosi stop, sia per ragioni economiche che, in ultimo, per il ritrovamento di importanti reperti che hanno visto l’avviarsi delle indagini archeologiche. Attività che, purtroppo, sono bloccate da 7 mesi e che, una volta sbloccate, dovrebbero durare solo altre 4 settimane, come ha dichiarato su queste pagine nello scorso numero l’Assessore ai Lavori Pubblici municipale Marzia Colonna. Le ultime notizie ufficiali, inoltre, affermavano che il Municipio era in attesa, appunto, del nullaosta della Soprintendenza per riavviare il cantiere e che, una volta ottenuto, avrebbe potuto concludere i lavori per il raddoppiamento della carreggiata in 90 giorni.

La responsabilità dello stallo, dunque, è passata tutta nelle mani della Soprintendenza, nel mirino anche dei cittadini. E in replica alle iniziative di questi ultimi, Laura Cianfriglia, archeologa responsabile per la Soprintendenza, ha recentemente scritto un intervento riportato poi sulla pagina Facebook dell’associazione PortuenseAttiva. L’archeologa afferma: “Mi domando come mai nessuno dei cittadini, che giustamente protestano, ha pensato di chiedere direttamente alla Soprintendenza il vero motivo del ritardo dei lavori per l’allargamento della Portuense. Premesso che gli scavi archeologici preliminari per un’opera pubblica sono obbligatori per legge, premesso che abbiamo sempre fatto presente agli uffici comunali, dal 1998, che quell’area è importantissima dal punto di vista archeologico e che sarebbe stato più opportuno fare un progetto meno invasivo per evitare complicazioni, la Soprintendenza è stata sempre presente e collaborativa. Il cantiere è comunale/municipale – ha continuato – e noi abbiamo solo la direzione scientifica degli scavi necessari all’elaborazione del progetto, visto che i reperti archeologici in quel tratto sono quasi affioranti. Ma quale interesse avrebbe la Soprintendenza a fermare i lavori?”. Laura Cianfriglia illustra poi come si è arrivati alla situazione di fermo attuale: “Il 14 novembre 2014 il cantiere è stato chiuso improvvisamente dal Municipio per ‘problemi amministrativi’. Da allora, nonostante i continui solleciti da parte del nostro Ufficio presso Roma Capitale e Municipio XI, sia verbali che scritti, per la conclusione dell’intervento, non ci sono state risposte. Il lunghissimo stallo delle attività ha determinato, fra l’altro, una serie di gravissimi danni alle strutture archeologiche, esposte per troppo tempo agli agenti atmosferici e ad atti vandalici”. Quindi, cosa impedirebbe la conclusione di questi lavori, ormai divenuti mitologici? “Noi non lo sappiamo – ha concluso Cianfriglia – Ci rendiamo perfettamente conto della situazione di disagio che perdura da troppo tempo, siamo anche noi cittadini, ma non possiamo intervenire sull’iter di un’opera che dipende da un’altra Amministrazione. Noi abbiamo dato, già da molti mesi, tutte le indicazioni necessarie (mezzi, manodopera, ecc.) per finire i lavori e chiudere, senza risultato. Dobbiamo intervenire direttamente noi con i nostri fondi? Probabilmente lo faremo, visto che non sembra esserci un’altra soluzione”. E infatti, se la promessa di Prosperetti verrà mantenuta, così verrà fatto.

Dal Municipio XI è stata immediata la replica. Il Presidente Maurizio Veloccia ritiene infatti “profondamente sbagliato, agli occhi dei cittadini, il rimpallo di responsabilità tra le istituzioni. Il Municipio ha fatto la sua parte: ha rescisso il contratto con l’impresa che aveva abbandonato il cantiere; ha reperito, a tempo di record, ulteriori risorse integrative per la prosecuzione dei lavori (oltre il 60% dei fondi stanziati inizialmente per l’appalto, infatti, sono andati a coprire le indagini archeologiche effettuate tra febbraio e novembre del 2014); ha fatto una nuova gara e formalizzato l’affidamento; ha rafforzato la sicurezza del cantiere come richiesto dai funzionari della Soprintendenza stessa e, dal 22 aprile scorso, è pronto a riprendere i lavori di sua competenza. La Soprintendenza, sempre in quella data, ha avanzato l’ipotesi di poter contribuire con propri fondi alla fine delle indagini archeologiche, in modo che le residue disponibilità economiche comunali, intaccate pesantemente dalla precedente campagna di sondaggi archeologici, possano essere interamente utilizzate per i successivi lavori stradali. Di questo ringrazio davvero il nuovo Soprintendente Prosperetti per la sensibilità dimostrata rispetto alla soluzione di questo cantiere. Bene così dunque – ha concluso Veloccia – ora aspettiamo che si concretizzi questa disponibilità, si riprendano i lavori e finalmente si completino questi scavi, cosicché si possa ultimare il cantiere ed aprire la strada. I cittadini sono giustamente esausti, bisogna dare risposte e lavorare coralmente, non rimpallarci ritardi e responsabilità che hanno origini lontane e su cui non voglio tornare”.

Il malessere per la situazione è, ovviamente, per tutti i cittadini, ma anche i commercianti sono stati danneggiati da questo cantiere infinito: “Ci sono attività commerciali della zona che pagano per avere un’insegna ma non vedono più clienti da mesi, considerando anche il nuovo transennamento che è stato posto a chiusura ermetica del cantiere, che tende ad oscurarle”, ha dichiarato Marco Palma, Consigliere FI al Municipio XI. Marco Campitelli di DifendiAmo Roma è solidale con i cittadini che “dalla rassegnazione sono passati all’azione”, ma attende i fatti: “Soprintendenza e Municipio stanno facendo un gioco al rimpiattino che i cittadini subiscono. Abbiamo sentito davvero troppe promesse negli anni. Io spero che ci sarà veramente uno sblocco di fondi da parte della Soprintendenza, ma finché non vedremo i fatti non accoglieremo più a buon viso alcuna dichiarazione”.
In attesa dello sblocco dei finanziamenti annunciati dalla Soprintendenza, si rimane con la speranza che, almeno questa volta, non ci siano ulteriori rimpalli di responsabilità.

Serena Savelli