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Donne non si nasce

Simone De Beauvoir

Editoriale tratto da Urlo n.150 ottobre 2017

La condizione femminile resta, ancora oggi, una delle tematiche più calde nell’attualità contemporanea. La donna, da sempre vista come soggetto prosecutore della specie e fulcro della vita domestica e familiare, è divenuta in passato protagonista di battaglie epocali, che hanno prodotto il raggiungimento di importanti traguardi. Risultati, questi, che si basano tutti sul concetto essenziale di “parità”, ad oggi ancora ignorato in paesi dal retaggio culturale arcaico, ma persino “bypassato” nelle moderne società civili. Gli episodi in cui le donne subiscono forme di violenza che non sfociano nel reato “convenzionale”, come le persecuzioni sui social, tanto per dirne uno, sono appannaggio dei nostri tempi e, ad esserne artefici, sono non solo gli uomini ma anche le donne senza rispetto di sé stesse. E ancora, se dovessimo toccare il delicato tema della maternità: quante volte abbiamo sentito parlare di donne che rinunciano ad avere dei figli per non rischiare il posto di lavoro? Quanto terrorismo psicologico le giovani coppie devono affrontare, in un mondo in cui i soldi non sono mai abbastanza, le case sono sempre più piccole e i tempi biologici diventano incessantemente più stretti?
Quando si parla di diritti delle donne non si può fare a meno di ricordare Simone De Beauvoir, filosofa e saggista francese, che per la prima volta, negli anni ’50, attraverso i suoi scritti parlò di tematiche scomode e, all’epoca, mai toccate. Oppure, ritornata in auge proprio in tempi recenti, non si può non pensare all’opera di Frida Kahlo, artista messicana divenuta icona di femminilità e considerata l’anticipatrice del movimento femminista. La ripresa delle gesta di questi personaggi sono l’evidenza di un’attenzione costante sulle esigenze delle donne, anche di quelle al di fuori dei nostri confini e che si trovano ad affrontare la femminilità come fosse una condanna. Pensiamo a tutte quelle persone che non hanno modo di acquistare assorbenti e tamponi, motivo per cui sono partite numerose campagne, sia da noi che all’estero, volte alla detassazione di questi beni che dovrebbero essere classificati come “di prima necessità”. Per non parlare, allontanandoci un po’, dei matrimoni combinati in età pre-adolescenziale, delle mamme-bambine, delle mutilazioni genitali o, semplicemente, dell’impossibilità di essere istruite e di accedere ad attività e lavori ancora ad appannaggio esclusivamente maschile.
La solidarietà tra donne è la migliore arma per cambiare delle situazioni che, ancora oggi, risultano sbagliate. Non in tutte le società ci si è battuti nel tempo per dei diritti che a noi oggi sembrano scontati e bisognerebbe non dimenticarsene. “Donne non si nasce, lo si diventa”, scriveva Simone De Beauvoir. E se il femminismo puro in un certo qual modo è finito da tempo, le buone intenzioni, invece, non passano mai di moda.

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Serena Savelli