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Uscire dalle traiettorie del niente

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Per la Roma che vogliamo, un commento di Bruno Ceccarelli sul tema dei ‘Comuni Urbani’

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Non siamo stati sfortunati. Purtroppo una sorta di ubriacatura (ovviamente pilotata dalla finanza globale ch ne aveva interesse) ci fece credere che l’umanità si stava avviando verso la fine della storia (dal saggio 1992 di Francis Fukuyama) e che il problema, nel nostro tempo, fosse come meglio “piazzare” i nostri individuali egoismi nella lotta per un posto al sole.

Abbiamo dimenticato valori come la solidarietà e l’interesse per i problemi delle comunità, ci hanno “piallato” l’approccio culturale ai problemi. Tutto ci pare semplificato. Dire una cosa e il suo contrario non è incoerenza ma solo la convenienza del momento.
I risultati, dopo qualche decennio, sono sotto gli occhi di tutti. Senza spaziare a livello planetario (molti parlano di terza guerra mondiale), le nostre città sono ridotte quasi a discariche, invivibili per una serie incredibile di carenze di servizi. Ogni rapporto interpersonale si è clientelizzato e corrotto. La politica (quella vera) è scomparsa. I partiti sono diventati contenitori personali e spesso il politico fa il mestiere del saltimbanco.

La imprenditoria (pubblica o privata) manifesta solo interessi speculativi e corporativi. Nessuna responsabilità per gli amministratori e se sbagli non c’è alcun problema, otterrai milioni di buonuscita per premio.

Occorre invertire questa deriva che ci ha sommerso di fango. Il tempo è maturo. La consapevolezza nei cittadini di uscirne e non più subire, si avverte.

Parto da qui e ragioneremo – grazie agli spazi di democrazia messi a disposizione dall’Urlo -, su alcuni argomenti e percorsi che interessano il come uscirne, attraverso un radicamento sul proprio territorio. Del come uscire dalle traiettorie del pensiero del niente, seminato copiosamente, in questi anni. Nel caso il Municipio 9 di Roma, ma, naturalmente, non soltanto.

Infatti, tornare ad avere fiducia verso il futuro significa in primo luogo partire dalla consapevolezza di dover coniugare non poche questioni. Il lavoro, la qualità della vita, servizi adeguati, il quadro delle Istituzioni pubbliche e delle loro competenze, procedure trasparenti e a intensa partecipazione democratica dei cittadini.

A monte, ovviamente, si dovrà fare affidamento su alcuni “valori” che ciascuno di noi deve tornare a spendere nell’interesse di tutti. Mi riferisco alla pretesa che dobbiamo avere affinchè il ceto politico attuale venga rapidamente ricambiato e sostituito da persone di migliore e specchiata qualità. Al fatto che questo presuppone il dover partecipare – votando – alle elezioni amministrative prossime. Al fatto che non si tradiscono diritti e doveri per manciate di clientelismo.

In sostanza una discontinuità con lo ieri che ci ha fatto finire nel pantano e una idea di città diversa (la Roma che vogliamo) che, con sincero spirito di servizio, proveremo a proporre.

Partendo dalla Roma che vogliamo (2) che affronta l’esigenza della trasformazione del ruolo del Municipio. La trasformazione del Municipio in Roma Comune Urbano 9, darà la cornice del quadro istituzionale per i cambiamenti necessari.

Continua…

Bruno Ceccarelli

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