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SMASHING PUMPKINS – MELLON COLLIE AND THE INFINITE SADNESS

Gli Smashing Pumpkins nel 1996 sono a tutti gli effetti il suono più diffuso sul pianeta. La band, guidata dall’istrionico ed onnisciente Billy Corgan, arriva da Chicago sulla scia dei Nirvana e con Mellon Collie And The Infinite Sadness, è riuscita a vendere milioni di copie convincendo anche gli scettici. Gli Smashing Pumpkins, se per molti erano visti come meteore, hanno fatto storia e l’album di cui vi sto parlando è considerato una leggenda.

Ricordo alla perfezione quando Mellon Collie And The Infinite Sadness è entrato nella mia testa.

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Era il pranzo della domenica in famiglia, nel 1996, avevo dieci anni e ogni volta rubavo il walkman alle mie cugine maggiori. Quella domenica, di tanto tempo fa, in quelle cuffie ascoltai “Bullet With Butterfly Wings” così tanto, che ballai fino davanti allo specchio, poi saltando sul letto fino a farmi scoprire.

Mellon Collie And The Infinitive Sadness è punk, pop, rock, psichedelia e grunge.

I testi sono l’urlo di angosciate testimonianze sul punto di una crisi di nervi, le stesse che hanno attraversato l’intera generazione degli anni novanta sature di decadenza e paranoia per il futuro di un secolo che stava volgendo al termine. L’ego conflittuale di Billy Corgan, le continue liti e l’abuso di sostanze porterà gli Smashing Pumpkins, nella prossima puntata, ad un nuovo e radicale cambiamento, ma Mellon Collie And The Infinite Sadness è un album che fa parecchio rumore, da risentire e ballare fino allo stremo.

Riccardo Davoli