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Dall’Almone alle Tre Fontane la Capitale inciampa sui Fossi

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Straripa l’Almone dimenticato dalla Regione, mentre è il Municipio VIII che ripristina il Fosso delle Tre Fontane

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IL RISCHIO – In una giornata in cui persino il Tevere e l’Aniene sono osservati speciali, con livelli registrati alle ore 6 all’idrometro di Ripetta di 7,37 m per il primo e di 5,15m all’idrometro di Ponte Mammolo, non si può che tornare a parlare del rischio idrogeologico del territorio capitolino, causato non dall’esondazione dei due fiumi della capitale, ma dall’assenza o dalla copertura di molti fossi: “Dovrà essere urgentemente studiato un piano generale per risolvere il problema idrogeologico sempre più drammatico – spiegava in una nota di ieri l’Associazione Italia Nostra – Intervenire caso per caso con opere costose e invasive sarà dannoso e inutile. È ora che finalmente si informino i romani sulle vere cause degli allagamenti non sono più il Tevere e l’Aniene che determinano l’arrivo dell’acqua in numerosi quartieri, stazioni della metro, scantinati e altro – sottolineano da Italia Nostra – Oltre ad avere man mano fatto scomparire l’essenziale reticolo ambientale del percorso delle acque è in atto, oggi, la non sostenibilità della rete fognaria che è per la maggior parte obsoleta, spesso costruita per previsioni edilizie minori di quelle reali o addirittura inesistente. Per questo –seguitano – i tombini ad ogni temporale non raccolgono più l’acqua, ma la respingono fuori a fontana come dimostrano le foto dei cittadini”. 

L’ALMONE – Esempio eclatante è l’esondazione del Fosso dell’Almone, avvenuta questa mattina dopo che nella notte sono caduti sulla Capitale tra i 30 e i 60mm di piaggia. L’esondazione, spiega una nota del Campidoglio, “ha creato allagamenti sull’Appia Antica all’altezza del civico 42. La strada, prima chiusa per un chilometro, è stata riaperta e non ci sono segnalazioni relativamente a danni della sede stradale. Coinvolti – seguita la nota – alcuni terreni, un vivaio e qualche abitazione”. La Polizia Municipale intervenuta sul posto ha immediatamente predisposto la chiusura del tratto di strada interessato: “Il flusso del torrente è tenuto sotto controllo dalla protezione civile e dalle squadre del dipartimento Simu di Roma Capitale”. Così in una nota l’Assessorato allo sviluppo delle periferie, infrastrutture e manutenzione urbana di Roma capitale. 

LA REAZIONE – sulla vicenda è intervenuto anche Simone Foglio, Capogruppo di Fi in Municipio VIII che, attaccando l’Amministrazione, ha sottolineato il disagio causato dall’esondazione del Fosso: “L’esondazione dell’Almone nei pressi di via Appia Antica testimonia il fallimento del ‘duo’ Catarci-Marino. Strade chiuse, negozi allagati, viabilità in tilt. È con questa capacità amministrativa che il “duo” voleva realizzare sull’Appia Antica il più grande parco archeologico del mondo? A chi daranno questa volta la colpa? Attendiamo che Il sindaco da Milano batta un colpo”.

UN’EVENTUALITÀ ANNUNCIATA – Non è la prima volta che il Fosso esonda. Questo lo hanno ben chiaro gli attivisti del Comitato Parco della Caffarella che il 14 ottobre scorso durante un incontro con la Direzione Regionale Ambiente hanno ribadito quanto la situazione del fiume sia grave: “Se sono bastate 2 ore di pioggia per far esondare l’Almone ai primi di ottobre – si legge sul sito del Comitato – cosa potrà accadere in caso di precipitazioni molto più abbondanti e violente assi probabili dopo una lunga estate come questa?”. Una previsione fin troppo precisa, dettata certamente dall’esperienza di chi per quel Parco lotta da tempo. “Non sono stati concordati con la Provincia i sopralluoghi per l’individuazione degli scarichi abusivi – seguitano sul sito – non sono state richieste le analisi sulle acque; non stata fatta una nuova Delibera di Giunta per cancellare quella vergognosa del 2004 che escludeva l’Almone dai fiumi da monitorare”. Intanto l’Amone esonda nuovamente, e il Comitato si rivolge ai cittadini perché tempestino la Regione di mail in cui si chiede un intervento definitivo.

IL FOSSO DELLE TRE FONTANE – Al confine opposto del Parco dell’Appia intanto proseguono i lavori di ripristino del Fosso delle Tre Fontane, sul quale è stato aperto un cantiere in danno da parte del Municipio VIII. “Il Municipio – spiegano il Presidente Andrea Catarci e Massimo Miglio, Assessore all’Urbanistica – ha sempre sostenuto che la tutela ambientale e il rispetto dell’assetto idrogeologico dell’area sono condizioni essenziali e non possono prevalere altre logiche come la dissennata idea di edificare sopra il Fosso. Questi sono argomenti quanto mai di attualità ed importanti, visti i cambiamenti climatici che stiamo vivendo e l’allerta per le perturbazioni abbondanti che si stanno abbattendo su Roma come sul resto della nazione”. Il Coordinamento Stop I-60, che da tempo si batte contro le edificazioni della zona, ha salutato con favore l’azione messa in opera dal Municipio: “Tutela del territorio, salvaguardia dell’equilibrio idrogeologico e legalità, sono gli elementi per cui si battono da tempo i cittadini. Ora l’attenzione si sposta sul progetto edificatorio che ha aperto la strada a tutto questo: la lottizzazione nota come I-60 che in virtù di tale ripristino dell’equilibrio ambientale dovrà essere, per forza di cose, rimessa in discussione. Il nostro coordinamento – seguitano – sta predisponendo una richiesta alle istituzioni e agli uffici comunali competenti, perché si attengano alle disposizioni di legge e al rispetto degli standard urbanistici previsti dal Piano regolatore generale e dalle relative norme tecniche di attuazione”.

LA MAPPATURA – Il Fosso, oltre a rientrare all’interno del progetto per le edificazioni dell’I-60 era stato anche declassato, con relativa eliminazione della tutela, da una Delibera regionale preparata spolverando un Regio Decreto del 1910. “Mentre Roma va sott’acqua, sono partiti i lavori del Municipio VIII per riportare alla luce il Fosso delle Tre Fontane la cui scomparsa era stata denunciata dal Presidente Catarci e dall’Assessore Miglio – spiega in una nota Italia Nostra – Invece di essere sostenuti dalle istituzioni del Comune e della Regione avevano dovuto subire attacchi e polemiche. Noi abbiamo sostenuto, da subito, la loro azione che è diventata esemplare per riportare al ripristino, dove possibile, del reticolo ambientale dei fossi non solo di Roma, ma di tutto il Lazio, che sono stati intubati (e continuano ad esserlo) per permettere le opere delle convenzioni edilizie determinando la continua espansione degli allagamenti”. L’idea dell’Associazione è che tutti i Municipi della Capitale seguano l’esempio dell’VIII “esigendo dal Comune e dalla Regione il censimento delle aree più colpite e delle cause che ne determinano il rischio idrogeologico”.

Leonardo Mancini

Foto: Comitato Parco della Caffarella