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L’Italia è un cane che si morde la coda

Quello che si percepisce negli ultimi mesi è un disagio sfociante in un’efferata e prepotente antipolitica. Il Paese è stravolto dal malcontento, e i rappresentanti dei cittadini non riescono a gestirlo al meglio, ridimensionando i loro privilegi, le loro smanie di potere, la loro individualità.

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Sono tempi duri, dove tutti hanno qualcosa di cui lamentarsi, giovani o vecchi, ricchi o poveri che siano. Ciò che mi ha sempre stupita, ascoltando i racconti dei reduci di guerra, è quanto sussista ancora oggi il ricordo ammirato ed estremo del Duce, che, nonostante il tragico evolvere degli eventi, come la storia insegna, si preoccupava del suo popolo ridotto alla fame, rappresentando la sostanziale alternativa ad un’Italia alla deriva. Per questo ho sempre temuto la tendenza che vuole uno spostamento delle masse verso i poteri forti, i millantatori più persuasivi, i grandi comunicatori che si sono fregiati di potenzialità di cambiamento che poi, la maggior parte delle volte, si sono risolte con risultati disastrosi. È stato così per il fascismo di Mussolini, per la Democrazia Cristiana di Andreotti, per Berlusconi e la sua destra moderata. Situazioni politiche che hanno rappresentato – per versi diversi e spesso non paragonabili, ma tant’è – modelli davvero poco limpidi di rappresentanza.

Oggi l’Italia ha bisogno non solo di bravi oratori, di esponenti che a colpi di proclami anarchici tentano di racimolare voti. Sta succedendo con Grillo, che anche per i più cinici può sembrare l’unica alternativa. Ora, nessuno può mettere in dubbio la buona fede, i buoni propositi e l’effettiva carica di cambiamento che un esponente dà al popolo, fino a quando quello stesso esponente non fa qualche passo falso. Avere la sfera di cristallo per prevedere il futuro è impossibile, ma guardare con critico pragmatismo quello che sta succedendo, ed è successo in passato, non fa altro che avvalorare la tesi che l’Italia è un cane che si morde la coda. Gira in tondo, facendo emergere con cadenza regolare malcontento, violenti tentativi di rinascita e, purtroppo, ancora malcontento. Ciò che deve fare ogni cittadino è mettersi di buona lena, accantonando la rassegnazione dilagante, e cercare di non farsi soggiogare da una visione buia della propria esistenza. Eleggiamo gli onesti, chi si dà da fare per il popolo, chi non ha mai commesso nefandezze. Votiamo chi ama il suo Paese, chi non ha negli occhi solo possibili fonti di guadagno. Dimostriamo di essere in grado di ragionare, almeno una volta, senza bisogno che ci forzino il cervello con parole vuote. Critica, movimento, passione. È tempo di agire, per tutti.

Serena Savelli