L’editoriale di numero di Urlo n.166 Marzo 2019
Di che cosa abbiamo paura? Ce lo spiega l’ultimo Rapporto sulla Sicurezza in Italia e in Europa, realizzato da Demos & Pi e Fondazione Unipolis. L’XI edizione del documento ha visto il suo fulcro nell’analisi condotta dal sociologo Ilvo Diamanti, riguardante la relazione tra cittadini e lavoro. In generale, però, il Rapporto analizza la percezione sociale della sicurezza sotto vari aspetti, prendendo come caso studio due campioni, uno in Italia e uno che coinvolge anche altri paesi europei (Francia, Germania, Regno Unito, Olanda e Ungheria).
Secondo lo studio, le paure degli italiani si possono dividere in quattro grandi categorie: l’insicurezza globale, l’insicurezza economica, quella legata alla criminalità e l’insicurezza assoluta, che racchiude le prime tre. L’insicurezza globale è al primo posto, e si innesta su dei cardini principali che riguardano l’inquinamento (64%), la distruzione ambientale e della natura (60%), la sicurezza alimentare (44%), la globalizzazione (36%) e infine il terrorismo (34%). Al secondo posto c’è l’insicurezza economica, che intimorisce oltre la metà dei cittadini attestandosi al 62%. La stessa percentuale degli italiani teme di perdere la solidità legata agli aspetti economici della quotidianità; il 36% ha paura di non avere abbastanza soldi per vivere; il 34% è spaventato dal perdere il lavoro. Sono soprattutto le categorie più “deboli” professionalmente, ovvero gli operai, le casalinghe e i disoccupati, ad avere maggiore timore di questo aspetto. La paura legata alla criminalità, al terzo posto, spaventa 4 persone su 10, per un totale del 38% degli italiani, ma è in calo rispetto agli anni precedenti. L’insicurezza assoluta, quella che comprende le prime tre categorie è in calo rispetto al 2017.
Tra i problemi più importanti per gli italiani c’è l’economia, ovvero come il nostro Paese sarà in grado di affrontare le questioni a essa legate (41%), seguita dall’inefficienza e dalla corruzione politica (22%). L’immigrazione non preoccupa gli italiani in modo sostanziale, attestandosi a una percentuale dell’11%, di molto inferiore rispetto a quella dei cittadini tedeschi (20%).
Proprio perché il tema del lavoro è sempre presente tra le preoccupazioni degli italiani, il Rapporto 2019 si è concentrato per la prima volta sull’argomento, realizzando un’inchiesta che ha coinvolto i sei paesi europei succitati. Di questi Francia, Italia e Ungheria hanno la percezione più grigia per quanto riguarda la soddisfazione economica, le opportunità di lavoro, la meritocrazia e l’occupazione giovanile. Inoltre si assiste a una impressione diversa a livello geografico del “tempo determinato”, visto in Italia come sinonimo di precariato mentre in Germania si parla di flessibilità senza timore. Comune a tutti i paesi è, però, la visione negativa del futuro dei giovani.
Nel Rapporto, infine, emerge un dato fondamentale, secondo Ilvo Diamanti: “L’impressione di fondo è che si assista a una sorta di ‘normalizzazione’ emotiva”, ha detto il sociologo, in cui l’insicurezza ha ormai raggiunto caratteri noti.
Se è vero che ciò che si conosce si governa, si affronta, e non fa più paura, forse abbiamo raggiunto un punto di equilibrio che ci trascinerà fuori, finalmente, dal turbinio di timori degli ultimi anni. Le paure fanno parte dell’esistenza dell’uomo ma, a vedere i dati, forse possono essere, col tempo, vinte e superate.
Serena Savelli