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Venere in pelliccia

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Wanda cammina pensierosa su via delle Tre Fontane, all’incrocio con viale dell’Artigianato. A fare da sfondo alla sua passeggiata serale i ruderi di quello che un tempo era il lunapark di Roma.

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Wanda è avvolta in un’ingombrante pelliccia scura, regalo di un vecchio amante dell’epoca in cui era ancora in Ucraina. Appena trentenne, un fisico slanciato dalle ossa sottili, un viso da adolescente e un fascino algido tradiscono le sue origini. L’abbigliamento succinto, coperto da quella folta coltre di pelo di volpe, i tacchi vertiginosi e la camminata sinuosa, avanti e indietro, avanti e indietro, mentre le auto sfrecciano, suonano o rallentano, lasciano trasparire la sua tragica storia attuale. 

Wanda non riesce a pensare al futuro, non sa se tornerà mai nel suo paese o se avrà mai una vita normale. Strozzata dal losco giro della prostituzione, in cui è ingenuamente caduta a causa delle false promesse di suo zio, che l’aveva messa in mano a dei malfamati delinquenti in cambio di un bel gruzzolo. Wanda non ha fiducia negli uomini. L’odio che reprime in sé è l’unica ragione che la rende forte, in grado di sostenere il peso della sua triste esistenza. Ma c’è una persona, una sola persona che le fa abbassare la guardia, che la fa stare bene. Severino, il grassoccio e verace proprietario del chiosco dei panini di zona, è rimasto folgorato dalla bellezza di Wanda e vuole renderla libera da questa schiavitù. La incontra da cliente, nella sua casa al Laurentino 38, pagandole ogni prestazione in denaro e ogni chiacchierata post-amplesso con sorrisi adoranti e frasi romantiche. Ma Wanda non ha amore nel suo cuore, solo disprezzo per il genere maschile. E Severino, sottomesso dalla donna, decide di assecondare ogni sua angheria, folle di un amore non corrisposto. Le chiede di sposarla, ma lei rifiuta. Le chiede di partire, ma lei non acconsente. Le chiede di amarlo, ma lei non ricambia questo disperato sentimento.

Una sera di novembre Severino passa con il suo furgone all’angolo di Wanda. Lei non c’è. In pena per la sua amata percorre ogni via per cercarne le tracce. Chiede ai passanti, nei negozi, ai barboni per strada di una donna “bella come una Venere” con una grossa pelliccia scura addosso. Nulla, Wanda è scomparsa. Nessuna chiamata, nessun messaggio, nessuna lettera. Poi, nel cuore della notte, un sms interrompe il suo martirio: “Sono tornata in Ucraina, dal mio amante”. Era scappata per tornare dall’uomo che le aveva regalato quella sontuosa pelliccia scura che tanto le donava. Severino spese tutte le sue lacrime quella notte, ma la crudeltà di Wanda lo liberò per sempre dalla sua insana ossessione.

Serena Savelli