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AIDS: La prevenzione ha ancora bisogno del tuo aiuto

aids fiocco

Il lavoro dell’Unità Operativa AIDS della Asl Roma2 nelle scuole del territorio

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IL PROGETTO – A qualche settimana dalla Giornata mondiale per la lotta all’AIDS, torniamo su questo tema per parlare del lavoro dell’Unità Operativa AIDS della Asl Roma2. L’occasione d’incontro è stato il convegno annuale tenutosi presso l’aula magna dell’Istituto T.I. Armellini sul tema: “La prevenzione dell’HIV ha bisogno ancora del tuo aiuto: condividi il messaggio”. In quella sede sono stati presentati i risultati del progetto di sensibilizzazione che l’Unità Operativa porta avanti da anni nelle scuole del territorio municipale, con la proiezione dei video sulla prevenzione creati dagli studenti. Il progetto, giunto ormai alla sua 27° edizione, coinvolge i quarti e quinti anni delle scuole superiori, chiedendo ai ragazzi di trovare idee da trasformare in un filmato che sia capace di sensibilizzare sul problema dell’Aids altri giovani. Abbiamo incontrato la Dott.ssa Rosella Di Bacco, Psicoterapeutica e responsabile dell’Unità Operativa e il Dott. Mauro Benvenuti, per capire le ragioni di questo progetto: “Partiamo dalle scuole superiori nel penultimo anno d’attività, per poi rinforzare l’informazione nel quinto anno – ci racconta la Dott.ssa Di Bacco – Circa 1200 ragazzi sono toccati ogni anno dal nostro progetto, che si è modificato nel tempo, pur mantenendo l’obiettivo della sensibilizzazione verso questa infezione”.

I DATI SULL’AIDS IN ITALIA – L’Unità Operativa della Asl Roma 2 ogni anno compie circa 1.500 test, dei quali all’incirca 5 risultano positivi. Ma i dati sul territorio italiano restano comunque alti: “Nel dicembre del 2015 i malati sono 68.000 – coloro che già presentano una diagnosi Ndr – Di questi ne sono deceduti circa 43.000 – spiega il Dott. Benvenuti – Oscilliamo sotto i 1.000 casi diagnosticati, mentre le nuove infezioni riguardano circa 3.500 persone. Poi c’è un sommerso molto alto che non si scoprirà per anni”. Un problema che risulta evidente soprattutto a fronte del dato sul contagio, che in oltre l’85% dei casi avviene per via sessuale. “Inoltre – aggiunge la Dott.ssa Di Bacco – In Italia sono in aumento le malattie sessualmente trasmissibili soprattutto nella fascia d’età tra i 18 e i 22 anni. Si arriva spesso alla diagnosi quando le persone sono ammalate, circa il 50% ci arriva dopo alcuni anni dall’infezione. Senza aver limitato in nessun modo i rischi di contagio”. In questo scenario la prevenzione e la sensibilizzazione divengono quindi uno strumento fondamentale per combattere l’AIDS: “Cerchiamo di superare la barriera della perdita di memoria storica di questa infezione – seguitano – Si ha la sensazione che l’AIDS non ci sia più, pur mantenendone gli stereotipi iniziali. Sembra quasi si sia caduti nella superstizione. Pensare che il virus non esista è una delle principali cause di nuove infezioni”.

LAVORARE CON I PIÙ GIOVANI – Visti i dati italiani risulta chiara la necessità di proseguire con la sensibilizzazione proprio partendo dalle nuove generazioni, quelle che si sentono più lontane da questa malattia. Una delle domande poste ai giovani durante i progetti di sensibilizzazione riguarda proprio questo: “Se pensi all’AIDS lo senti come un rischio vicino o lontano?”. L’Unità Operativa ha tenuto conto delle risposte degli studenti dagli anni 90’ (1997) ad oggi: “Inizialmente era un rischio molto più sentito – ci dicono – poi è sceso progressivamente sia nei maschi che nelle femmine”. Al contrario è ben noto che la trasmissione avvenga prevalentemente per via sessuale “ma nonostante questo lo sentono un rischio lontano. Anche sull’uso del preservativo le giustificazioni dei ragazzi vanno dal rischio di rovinare l’intimità fino al costo”. La necessità di informare non si ferma alle Scuole Superiori, infatti Roma Tre ha sottoscritto un protocollo sulla prevenzione durante il primo anno di università: “È stato stabilito lo stop della didattica nei maggiori corsi del primo anno per una comunicazione sulla prevenzione. Viene dato del materiale informativo e due questionari anonimi con autocorrezione per la prevenzione all’AIDS e sul consumo dell’alcool”.

IL TEST IN VENDITA IN FARMACIA – Ultimo tema del nostro incontro con l’Unità Operativa ha riguardato il nuovo test per l’autodiagnosi dell’AIDS che dal mese scorso è disponibile in farmacia. Abbiamo ascoltato il Dott. Eugenio Mealli, farmacista e sostenitore del progetto della Asl nelle scuole: “Il Kit ci è arrivato, ma ancora non ne abbiamo venduto nessuno – ci spiega – Non c’è un parere unanime dalla classe medica. Alcuni parlano di una banalizzazione del problema. Per altri si dà maggiore risonanza ad un tema che era sopito. In ogni caso – conclude Mealli – è importante che i risultati vengano gestiti attraverso le strutture pubbliche, anche per la validazione del test”. Una posizione più netta è quella esposta dall’Unità Operativa. È la Dott.ssa Di Bacco a spiegare che il test non è un vero e proprio medicinale, dato che non segue il normale percorso dei farmaci e non riporta l’autorizzazione del Ministero: “È come un test di gravidanza che si compra in farmacia, anch’esso soltanto una indicazione di diagnosi. Nel dépliant informativo c’è anche scritto che non sostituisce il test gratuito consentito dal Sistema Sanitario Nazionale. In questo modo – seguita la Dott.ssa – si bypassa la necessità di accompagnare la diagnosi con un counselling pre e post test, che invece viene fornito, a prescindere dalla risposta, dal Sistema Sanitario che prevede una metodologia specifica da seguire. Questo test non è una forma di sensibilizzazione – conclude – Anzi, tende ad incentivare la banalizzazione, oltre a sollevare tanti dubbi da parte della comunità medica”.

Leonardo Mancini