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Dall’artigianato all’arte in un officina-hangar industriale alla Magliana

MAGLIANA – Negli ultimi decenni il riciclo di oggetti e materiali di scarto, soprattutto metallo, legno e vetro, ha ispirato ha ispirato l’attività di vari artigiani, che hanno impiegato il proprio talento per trarne opere e installazioni artistiche. È il caso di Gabriele Simei, nato a Roma nel 1967, avviato alla conoscenza del ferro dal padre artigiano, si specializza nel design contemporaneo attraverso la collaborazione con studi di architettura internazionali, che lo vedono impegnato in prima persona nella sperimentazione applicata alle nuove linee e alla materia.

DALL’ARTIGIANATO ALL’ARTE

È lo stesso artigiano-artista-fabbro-creatore a scriverlo nel suo sito internet, “ho respirato sin da piccolo l’aria della bottega artigiana, seguendo le orme di mio padre mi sono appassionato al mestiere di fabbro. Nel mio percorso ho avuto la fortuna di incontrare grandi personaggi dell’arte e dell’architettura, che mi hanno coinvolto in continue sperimentazioni sulla materia e sul disegno, da cui sono scaturite personali esperienze e nuovi linguaggi da esplorare”.

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È con il ferro che Gabriele Simei si è cimentato fin da ragazzo nel costruire e plasmare forme d’ arte. Lo fa in vicolo Pian Due Torri, 30 in un complesso di capannoni che lui stesso definisce un laboratorio costruito in uno dei non luoghi della città, sulle sponde del Tevere. È qui che il ferro si scalda, si scompone e si ricompone nella materia. Rinasce con il calore, si trasforma creando figure immaginarie, di uomo, di dipinti, di poltrone, di arredi assolutamente originali. Simei riporta a nuova vita gli oggetti che non si usano più. E racconta: “Il segreto di queste forme di ferro e d’ acciaio è l’aver avvertito il senso dell’eternità, là dove più consumata e perduta appare la nostra vita, nei passaggi della precarietà e della morte, nella certezza che abbiamo sempre quando ci affanniamo nel creare qualcosa. Nella certezza che niente proviene dal nulla e niente finisce nel nulla”. Così una scarpa buttata via, un vestito dismesso, qualsiasi oggetto vive oltre il suo uso quotidiano, nel mutare della funzione perché è impronta dell’uomo che nel ridare anima al mondo si riappropria dell’anima vera.

I FLUSSI DINAMICI ACCENDONO LA BIOLOGIA ORIGINARIA DELLA MATERIA

Il lavoro di Simei si basa sull’incessante sperimentazione sui metalli e sulle altre materie naturali, traendo ispirazione dall’inesauribile bellezza della natura e dello spazio nelle sue forme più semplici, più arcaiche, inventando trame che evocano la segreta armonia di cui è intessuto il cosmo. Nel 2004, l’artista espone i propri lavori in una fabbrica dismessa: grandi lime di 4 metri in ferro e in legno. Questi oggetti, che ricorrono spesso nella simbologia dello scultore romano, si configurano come emblema del lavoro – fine e compiuto in maniera impeccabile – in accordo con la materia ed il concetto. Nel 2007 realizza un’installazione permanente su Ponte Milvio a Roma curata dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali. I cuori di ferro che sostengono le catene dove si attaccano i lucchetti dell’amore, riscuotono notevole successo, tanto da realizzare due mostre sul tema del cuore. Nel 2010, dopo due anni di sperimentazione, mette in mostra i “flussi” alla Casina delle Civette, Museo di Villa Torlonia, a Roma. Le sue opere sono presenti in molte collezioni private, oltre ad essere state esposte a Palazzo Colonna e all’Università Niccolò Cusano a Roma, a Palazzo Manganelli a Catania, a Villa Rovere a Correggio. Inoltre, ha partecipato alla Biennale Internazionale di Scultura Regione Piemonte, è stato primo classificato al Premio per l’arte contemporanea di Civita D’Antino nel 2012. Ha collaborato con la galleria Mucciaccia e galleria Pio Monti di Roma. Contemporaneamente, disegna e realizza mobili, solo pezzi unici, in ferro e altre materie naturali, seguendo una linea che cammina con il suo pensiero artistico.

Andrea Ugolini