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Ponte di Ferro, 7 aprile 1944: quando si moriva per pane e farina

Il Municipio VIII commemora le dieci donne uccise sul Ponte dalle truppe d'occupazione tedesche

L’ECCIDIO – Era il 7 aprile del 1944 quando dieci donne vennero assassinate sul Ponte di Ferro dalle truppe d’occupazione tedesche. Le dieci donne, fucilate con il volto rivolto al fiume, erano state ritenute colpevoli dell’assalto al forno Tesei, che riforniva di pane bianco i soldati. Trovate in possesso di pane e farina venero messe in fila e uccise barbaramente. Dieci donne vittime della guerra, dell’occupazione e del razionamento, imposto il 26 marzo dal generale Kurt Malzer, comandante per la città di Roma. La razione quotidiana per i civili era di 100 grammi, così in quei giorni non mancavano le proteste davanti ai forni, soprattutto se sospettati di rifornire di pregiato pane bianco gli occupanti.

LA TARGA – L’eccidio di queste dieci donne venne dimenticato per oltre cinquant’anni e soltanto nel 1997 l’amministrazione comunale depose una lapide commemorativa, grazie all’iniziativa dell’ex partigiana e poi parlamentare Carla Capponi. “In ricordo delle dieci donne uccise dai nazifascisti il 7 aprile 1944” recita la targa.

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LA COMMEMORAZIONE – Dal momento in cui venne apposta le targa le istituzioni dei Municipi VIII e XI, i cui confini sono segnati proprio dal Tevere, il 7 aprile rendono omaggio alle donne del ponte. Questi i nomi che non dimenticheremo mai – ha commentato il minisindaco Amedeo Ciaccheri – Clorinda Falsetti, Italia Ferracci, Esperia Pellegrini, Elvira Ferrante, Eulalia Fiorentino, Elettra Maria Giardini, Concetta Piazza, Assunta Maria Izzi, Arialda Pistolesi, Silvia Loggreolo”. Quest’anno alla commemorazione erano presenti anche i rappresentanti dell’ANPI e dell’Ambasciata tedesca: “Oggi è importante ritrovarci qui, nel solco dell’unione tra i nostri popoli europei, per ricordare e condannare insieme gli orrori perpetrati dalla guerra voluta dai nazisti, dai fascisti e dai nazionalisti di ogni specie”, ha concluso il Presidente Ciaccheri.

Leonardo Mancini