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Una riflessione sui casi di cronaca che hanno coinvolto delle giovani vittime

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Tratto da Urlo n.136 giugno 2016

I casi di cronaca che drammaticamente hanno coinvolto dei giovanissimi, ritrovatisi vittime di assassini violenti, sono sempre più frequenti nella Capitale. Sconvolgono e animano le masse, i social, i media, che ne analizzano congetture e dettagli, scatenando polemiche e opinioni spesso gratuite e prive di fondamento e conoscenza. L’appiattimento ideologico che si crea di fronte a casi come quello di Luca Varani o di Sara di Pietrantonio, vittima recente del “massacro” di via della Magliana, è tangibile e simbolico di quanto eventi così violenti, sia nella pratica delle “esecuzioni” che nell’emotività dilaniante che genera la conoscenza degli stessi, tocchino le masse soprattutto a livello superficiale. L’iniziativa dei drappi rossi apposti alle finestre di Roma, a simboleggiare una insindacabile contrarietà al femminicidio (in particolare, ma all’omicidio in genere) è un triste ossimoro se si guarda poi la realtà dei fatti, ovvero che nessuno si è fermato ad aiutare Sara, nonostante alcune automobili siano passate davanti al luogo del delitto. Esse potevano, infatti, essere tanto testimoni dei fatti quanto artefici, forse, di un destino diverso per la ragazza. Ora, in quelle stesse masse che si indignano a colpi di post su Facebook, risiede il fulcro principale dell’indifferenza moderna. Sara è il simbolo di quella poca umanità e di quell’ormai blando senso del dovere di cui la nostra società è pregna. Quella della Magliana è ovviamente una tragedia di quelle che non dovrebbero mai accadere. Ma l’indifferenza si percepisce nei grandi fatti di cronaca, come nelle piccole storie. La civiltà non nasce da grandi eroismi, ma da dettagli semplici che si sommano insieme divenendo una consuetudine: l’attenzione al territorio e all’ambiente, il rispetto per gli anziani (si avvicina l’estate, non lasciateli soli), l’aiutare in modo incondizionato qualcuno in difficoltà per il semplice gusto di farlo.
Qualcuno si sarebbe dovuto fermare ad aiutare Sara, ma nessuno l’ha fatto e la cosa purtroppo non mi sorprende. È noto che se una donna sta per subire uno stupro non deve mai chiamare aiuto, ma inneggiare a un incendio in corso. Anche in quel caso, dubito che le cose cambierebbero. Una telefonata alla polizia è gratuita e se ci si sbaglia, pazienza, meglio una segnalazione basata su un dubbio che nessun tipo di iniziativa (ovviamente senza che ogni evento generi psicosi di massa, altro aberrante fenomeno dei giorni nostri). Ve lo ricordiamo, il 112 è il numero delle emergenze. Tutti abbiamo smartphone di ultima generazione: ecco, non servono solo per scrivere tweet al vetriolo. L’indifferenza uccide le persone e, di conseguenza, massacra dall’interno anche la nostra società.

Serena Savelli